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Crespo: “Inter, identità precisa. Lukaku un treno. Lautaro? In estate gli dissi…”

L'ex calciatore nerazzurro ha rilasciato una interessante intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport

Daniele Vitiello

«Una squadra che sta segnando con una facilità impressionante e questo significa che il gioco è fluido, che la manovra ha un preciso filo conduttore e che tutti, in campo, sanno quello che devono fare». Hernan Crespo ha le idee piuttosto chiare sull'Inter di Antonio Conte. L'ex nerazzurro, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, si è anche soffermato sul momento che stanno attraversando Lukaku e Lautaro Martinez: «In Italia non c’è nessuna coppia tanto prolifica. E anche in Europa, se penso a tandem offensivi, fatico a trovare paragoni. Lukaku e Lautaro si completano e tutta l’Inter ne supporta l’azione».

E’ cambiato il loro modo di giocare?

«Prima giocavano molto stretti, sfruttavano l’uno-due vicino all’area di rigore, ora si trovano con facilità anche in campo aperto e ciò testimonia che il tempo e la conoscenza dei reciproci pregi e difetti non fanno che aumentare il valore di questa coppia».

Cosa la colpisce dei due?

«La potenza di Lukaku, senza dubbio. Quando parte è un treno, si trascina dietro compagni e avversari. E con i piedi, come dimostra la rasoiata del terzo gol al Milan, non è affatto male. Provate voi, in corsa, con il difensore addosso, a piazzare il pallone nell’angolino».

Lautaro, da sempre, è un suo pupillo.

«Lo conosco da tanto tempo, quest’estate gli avevo consigliato di non accettare le offerte del Barcellona e di non muoversi dall’Inter e alla fine ho avuto ragione. In area è micidiale: i suoi movimenti sono sempre finalizzati al tiro, quindi al gol. E di testa è forte, ha tempismo, regge il confronto con i difensori più alti di lui».

È tutta l’Inter a supportare questa coppia, si diceva.

«Si vede il lavoro dell’allenatore. Conte è stato bravissimo a plasmare la squadra secondo i suoi principi tattici, tecnici e caratteriali. L’Inter ha un’identità ben precisa, difende a tre, attacca sulle fasce, aggredisce, si muove compatta. D’altronde il numero dei gol realizzati dice questo: che il gioco c’è».

Oltre all’aspetto tecnico c’è anche il fattore umano.

«Già, guardiamo in che modo Conte ha recuperato gente come Eriksen o Perisic. Molti li consideravano ormai fuori dal progetto, lui è stato un maestro di psicologia nel riportarli sulla strada giusta. È da questi dettagli che si vede l’importanza di un allenatore. Ha avuto pazienza, ha fatto sì che imparassero le regole dello spogliatoio e li ha aspettati come avrebbe fatto un bravo padre di famiglia. E ora l’Inter ha due giocatori, e che giocatori, in più!».

Ostacoli all’orizzonte?

«L’Inter, adesso, deve dimostrare di avere continuità. Va bene vincere il derby in quel modo, ma si deve fare una grande prestazione anche quando si va in trasferta contro squadre “piccole”, e magari l’ambiente è meno caldo e la sfida meno glamour. Questo è l’ultimo gradino da scalare. Anzi: il penultimo».

E l’ultimo?

«L’Inter avrà fatto bingo quando saprà affrontare formazioni che si chiudono senza problemi nel creare occasioni. In campo aperto, com’è accaduto contro il Milan, è più semplice. Lukaku e Lautaro, contro le “piccole”, devono aiutarsi ancora e puntare di più sul fraseggio stretto».

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