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Fpf – Pronte modifiche, l’Inter sorride: il welcome package lancia Thohir

Il Fair Play Finanziario è un meccanismo tutt’altro che perfetto. Se ne sono accorti i club di tutta Europa, che da mesi stanno chiedendo alla Uefa di apportare delle modifiche ad un regolamento che impedisce ai nuovi investitori di...

Alessandro De Felice

Il Fair Play Finanziario è un meccanismo tutt'altro che perfetto. Se ne sono accorti i club di tutta Europa, che da mesi stanno chiedendo alla Uefa di apportare delle modifiche ad un regolamento che impedisce ai nuovi investitori di spendere anche solo soldi propri, soprattutto se hanno ereditato situazioni debitorie particolarmente pesanti, come nel caso dell'Inter e della Roma.

Per questo, riferisce Calcio & Finanza, "sarebbero in corso riflessioni informali per introdurre alcune varianti alle regole attuali volte a consentire ad esempio ai nuovi soci che investono nel pallone europeo, come hanno fatto negli anni passati James Pallotta con la Roma ed Erick Thohir con l’Inter, di avere maggiore libertà di manovra, soprattutto all’inizio".

Come riportato dal settimanale Milano Finanza, giovedì 7 maggio, in un seminario tenuto nell’ambito del Corso di perfezionamento in diritto sportivo e giustizia sportiva presso l’Università degli Studi di Milano, cui hanno partecipato, tra gli altri, l’ex ad dell’Inter, Ernesto Paolillo e il docente della Cattolica esperto di bilanci dei club, Claudio Sottoriva, si sarebbe già discusso anche della nuova versione del Fair Play Finanziario.

Ma in che cosa consiste la nuova versione del Fair Play Finanziario? Ecco le modifiche principali:

- Il punto cruciale della modifica riguarda il cosiddetto “Pacchetto di benvenuto” (Welcome package): la proposta prevede che i club nel cui capitale sono entrati (o entreranno) nuovi investitori possano permettersi una perdita massima di 50 milioni di euro nel primo anno, per poi diminuire a 40 milioni nel secondo, a 30 nel terzo e infine a 20 nel quarto. Inoltre, per garantire stabilità nei 4 anni, ai club verrebbe chiesta una garanzia del 50% rispetto alle perdite che saranno prospettate nel business plan

- Il secondo punto contenuto nella proposta al vaglio della Uefa riguarda il salary cap, ovvero il tetto di spesa per i calciatori. L’Idea, in questo caso, è quella di stabilire un salary cap predefinito per ingaggi e ammortamenti di 200 milioni di euro per le squadre impegnate in Champions League e di 125 milioni per quelle in Europa League

- Il terzo punto riguarda i vivai. I club hanno chiesto alla Uefa che il 5% dei ricavi dei club venga destinato in maniera vincolante ai vivai. Con un benefit annesso: chi seguirà tale regola, potrà godere di una perdita massima accettabile superiore

- Il quarto punto riguarda il rapporto debt/equity tra i parametri FFP. Su questo punto, i club hanno proposto che l’indebitamento finanziario netto non potrà essere 3 volte superiore il patrimonio netto del club

- Equiparare tutti i club appartenenti a regimi fiscali diversi. Poste le differenze tra Paesi in termini di previdenza e fiscalità sul costo del lavoro, i club hanno chiesto alla Uefa di escludere le tasse sul lavoro dal calcolo del costo del personale. L’obiettivo è quello di equiparare tutte le società di calcio che appartengono a regimi fiscali differenti

- Stop alle Tpo in territorio Uefa. Per la difficoltà sia di tracciare con precisione tutte le operazioni effettuate dai fondi d’investimento, sia di capirne i reali effetti sui bilanci delle squadre, l’Eca ha chiesto alla Uefa di escludere le Tpo dall’Europa. Si tratterebbe, in sostanza, di recepire la norma Fifa, che ha deciso di vietarle ufficialmente a partire dal 1° maggio 2015