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GdS – L’Inter ha perso certezze, per Spalletti adesso sarà dura. Contro la Lazio…

Il rossonero risolve dopo 104’ una brutta gara Sollievo Gattuso, Spalletti al terzo k.o. di seguito

Francesco Parrone

Il Milan svolta, l’Inter sprofonda nelle proprie paure. Secondo La Gazzetta dello Sport è questo il senso estremo di un derby di Coppa Italia che spalanca ai rossoneri i cancelli della semifinale contro la Lazio. Il risultato ha una giustezza di fondo. L’incontro lo ha risolto Cutrone ai supplementari, ma per quanto si è visto il Milan avrebbe meritato di chiuderlo prima. La squadra di Gattuso è stata più attaccata alla gara, l’ha presa a morsi. Nel momento peggiore della stagione, col caso Donnarumma a togliere serenità e con Antonio fratello di Gigio a sorpresa titolare per il forfait all’ultimo istante di Storari, il vecchio Milan ha tirato fuori risorse che forse non sapeva di possedere. L’Inter è vissuta di scarti, un paio di fiammate e nulla più: terzo k.o. di fila, campionato incluso, più che una crisi quella dei nerazzurri sembra un’involuzione bella e buona.

L’Inter ha confermato la tendenza al monoteismo, gli spallettiani osservano la sola religione del cross, in particolare dalla destra sull’asse Cancelo-Candreva. Nebbia fitta sulla trequarti, dove Joao Mario si è mostrato una volta di più «fantasmatico». Il portoghese ha pencolato, corricchiato, tocchettato. Non un’intuizione né un tiro. L’Inter in partenza ha rinunciato a Borja Valero e al regista, a meno di non considerare tale Gagliardini, dispensatore di palloni ovvii. L’Inter ha fatto a meno del direttore del coro, il Milan ce l’aveva (Biglia), ma l’ha usato poco. I veri orchestratori sono stati Suso e Bonaventura. I palloni più impegnativi dal basso li ha smistati Bonucci, che però nella prima frazione ha infilato una sequenza horror di passaggi o rilanci sbagliati. Su questa mediocrità di fondo dei due centrocampo si è consumato un primo tempo in cui l’Inter non ha mai tirato nello specchio della porta, mentre il Milan ha costretto per due volte Handanovic a dare il meglio di sé, su Bonaventura e Suso. Tanto basta per assegnare la prima metà del match ai rossoneri, anche se il momento più emozionante è stato l’angolo della Var, di cui si è fatto uso per annullare un autogol di Antonio Donnarumma (fuorigioco attivo di Ranocchia).

La partita è corsa via sul filo della paura, ma più passava il tempo e più si percepiva la diversa e superiore voglia del Milan. L’Inter perdeva certezze, non trovava più lo sbocco di una ripartenza o di un contropiede. Un’Inter prigioniera dei dubbi che all’improvviso, due settimane fa, hanno cominciato a destrutturarla. Il Milan alla distanza ha fatto valere la migliore tenuta fisica e ha zittito il mantra della consistenza atletica degli spallettiani.

La rete di Cutrone ha chiuso il discorso, bastava osservare il linguaggio del corpo dei giocatori interisti per capire che mai ce l’avrebbero fatta a rimontare. Sfiducia, rassegnazione. L’Inter è di nuovo caduta nella sindrome del bipolarismo - tutto o niente, senza stazioni intermedie - e sarà dura per Spalletti rimotivare il gruppo in vista dello snodo cruciale di sabato contro la Lazio. Il Milan batte un colpo forte, qualcosa che assomiglia a un nuovo inizio, ma il vecchio Diavolo ha bisogno di conferme in campionato.

(Fonte: Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport 28/12/17)

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