Herrera Jr: Tifo Inter e amo Mou. Mi ricorda mio padre…

E' la prima intervista che rilascia. Qualche tempo fa non avrei mai accettato di parlarle di mio padre, dice all'inviato della Gazzetta. Ora mi sembra il miglior modo per ricordarlo. Helios Herrera avrebbe dovuto fare il calciatore e invece, a dispetto dei sogni che il papà Helenio aveva in serbo per lui, si iscrisse a Fisica e divenne un professore. Il ritratto che ne esce é di quelli intimamente conservati al riparo da sguardi indiscreti. HH era pragmatico e concreto anche tra le mura domestiche. Per il figlio, che a suo parere aveva sia la classe che il talento, prevedeva una carriera da calciatore perché lo avrebbe messo ai ripari da qualsiasi problema di ordine economico. Problemi che non dimenticava nemmeno quando divenne l'allenatore più pagato del mondo. La povertà gli era rimasta nel sangue, racconta Helios. Forse per questo non abbiamo mai viSsuto nel lusso, aggiunge.

Il primo ricordo calcistico di suo padre é legato al Barcellona. E poi quel fiuto per i talenti, un occhio capace di vedere in profondità anche quando nessuno ci intravedeva nulla di interessante. La sua scoperta più grande fu Facchetti. Nessuno lo voleva, ma lui era sicuro. Andrai in Nazionale, gli disse. Tiene all'Inter il figlio di HH e anche il padre era nerazzurro, nonostante non fosse capace di esultare davanti ad un gol sul divano. Troppo immerso nella sua professione. Il paragone arriva sul finire dell'intervista e si palesa con una logica sconcertante. Amo Mourinho perché me lo ricorda tantissimo. Anche Helenio era un grande comunicatore, provocava e le sue conferenze stampa non scadevano mai nella banalità. Una volta disse: Vinceremo anche senza scendere dal pullman. E poi ancora, in dieci si gioca meglio che in undici. Impossibile non paragonarli. A differenza di Mou, Helenio era più selvatico. Ma come lui vinceva. Eccome, se vinceva.