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Julio Cesar: “Finale di Champions e scudetto: Inter, si può. Triplete? A Kiev…”

Julio Cesar: “Finale di Champions e scudetto: Inter, si può. Triplete? A Kiev…”

L'ex portiere nerazzurro ricorda la sfida di Kiev del 2009 e affronta i temi caldi di casa Inter in vista dalla gara con lo Shakhtar

Alessandro De Felice

L'Inter torna a Kiev 4346 giorni dopo quel quattro novembre 2009. Quel giorno, la squadra nerazzurra di José Mourinho affrontava la Dinamo in una sfida chiave nel cammino verso il trionfo di Madrid in finale di Champions League e il 'Triplete'. Oggi la formazione guidata da Simone Inzaghi se la vedrà con lo Shakhtar Donetsk di De Zerbi nel secondo turno del Gruppo D.

Uno dei protagonisti di quella squadra, Julio Cesar, ha parlato ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport:

"Se avessimo perso quella sera contro la Dinamo, avremmo salutato la Champions, fuori da tutto. Era l’anno del Triplete, arrivammo a maggio in fondo a tutto. Ma la verità è che la prima finale la giocammo a novembre, quella sera. Andò bene, riuscimmo a vincere, da lì il sogno Champions restò più vivo che mai".

Fu la gara della svolta in ottica Triplete?

"Fu assolutamente decisiva. E credo sia giusto definirla una partita-svolta: è come se lo spogliatoio quella sera avesse fatto il pieno di fiducia. Capimmo che la strada era giusta, si poteva correre e sognare. Viceversa, non fosse andata bene, non so poi davvero cosa sarebbe successo nel resto della stagione. Quella sera la mentalità di quel gruppo uscì rafforzata, anche grazie a Mourinho: è un sentimento che ci ha accompagnato gara dopo gara in Europa, battendo tutte squadre campioni".

Che cosa accadde nello spogliatoio, all’intervallo? Mourinho raccontò di aver preso a calci qualsiasi cosa per spronarvi a ribaltare il risultato.

"C’era un’atmosfera molto tesa, sicuro. José è fatto così, sapeva che gruppo aveva in mano, è stato il suo punto forte: per l’Inter fu l’acquisto più importante di tutti, ha convinto noi giocatori a guardare nella stessa direzione. All’intervallo eravamo sotto. Ma l’allenatore ci spinse a credere nel successo. E così accadde".

 Getty Images

Dopo il gol di Sneijder, Mourinho fece tutto il campo per correre ad abbracciare proprio lei. Che cosa vi diceste?

"Ah! Al 2-1 di Snejider fu un’esplosione, sapevamo il peso di quella rete. Ci siamo scatenati, Mou cominciò a scattare, non sapeva neppure lui dove andare. Sono stato io ad andare verso di lui, mi sono messo in mezzo, andava come un pazzo. Non ci fu bisogno di dirsi niente. Ma quella è una delle foto più belle della mia avventura con l’Inter".

La gara di oggi può essere decisiva come quella di allora?

"Questa è la seconda gara del girone, lascia ancora altro spazio per ulteriori match. Ma ho avuto la fortuna di essere a San Siro contro il Real Madrid: ho visto una squadra molto forte, che può passare il girone con minore ansia rispetto a noi".

Chi metterebbe della sua Inter in questa?

"Non fatemi fare confronti di questo genere, non è giusto. Ho visto uno spirito di squadra fortissimo nell’Inter, questo conta più dei singoli. Credo che i tifosi possano stare tranquilli".

Sorpreso dal feeling tra Lautaro e Dzeko?

"Quando l’Inter ha venduto Lukaku, i tifosi erano molto preoccupati. Ma chi è nel calcio le cose le sa: Dzeko ha una personalità fortissima e Lautaro è un ragazzo talentuoso, con un margine di crescita incredibile. Possono regalare grandi gioie: no, non sono sorpreso".

Ok, ci dica: quanta strada può fare l’Inter in Champions?

"Se il livello è quello messo in mostra col Real, io ci credo: si può arrivare in finale, basta crederci. E in Italia non faccio paragoni tra una stagione e l’altra, tra la scorsa e l’attuale. Ma l’Inter ha proprio tutto, per rivincere ancora".

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