primo piano

Kovacic: ultimo numero 10 di una grande tradizione fatta da Suarez e Beccalossi

La maglia numero 10 non è una maglia qualsiasi. E’ pesante da indossare, specialmente se si tratta di quella dell’Inter. Nel corso degli anni, l’Inter la affidata dapprima a Skoglund, svedese che ha vinto due scudetti, e poi a...

Alessandro De Felice

La maglia numero 10 non è una maglia qualsiasi. E' pesante da indossare, specialmente se si tratta di quella dell'Inter. Nel corso degli anni, l'Inter la affidata dapprima a Skoglund, svedese che ha vinto due scudetti, e poi a Bengt Lindskog, svedese pure lui. Spilungone serio, alto 1.90. Gran tiro, gran lavoratore. Arriva dopo gli scudetti di Nacka e prima del Mago Herrera. Insomma, non in un buon momento. Però lascia buoni ricordi. Anni Sessanta, pratica- mente favolosi. Ecco Luisito Suarez, forse «il più 10» in tutto. Maglia, regia, carisma, per- sonalità , ironia. Pallone d'oro, amato da tutti. In Spagna e in Italia. Alfredo Di Stefano lo nomina «architetto» del gioco.Un altro indimenticabile numero 10 non può che essere Evaristo Beccalossi, croce e delizia del calcio italiano. Quando ha la luna giusta, dispensa libidine. Quando va in campo con le palle girate è capace di sbagliarti due rigori in una stessa partita.Anni Novanta, c'è Ronaldo. Il 10 non è il suo numero preferito, ma deve momentaneamente rassegnarsi: il 9 è di Zamorano. La maglia porta bene, anzi benissimo.Ultimo Wes. Dicono: il 10 perfetto per il calcio di oggi. Invenzioni e coperture, gol e recuperi difensivi, assist e contrasti. Poi la fuga. Buona Turchia, amico Sneijder. E salutiamo, in ordine sparso, altri 10 nerazzurri, apparsi con alterna fortuna: Matteoli, Benny Carbone, Seedorf, Morfeo.