La Juve non parla degli arbitri? Ma dai! A marzo…

"Le lamentele dell'Inter? Come diceva Elkann, non hanno ancora imparato a vincere, invece bisogna saperlo fare. E' facile parlare di arbitri, che invece vanno difesi. Allora anche noi avremmo potuto pensare che era voluto il rigore non concesso su Marchisio lo scorso anno a San Siro" Queste le parole di Alessio per rimettere a posto le polemiche dopo Juventus-Inter, partita che ha visto i nerazzurri dominare con un 3 a 1. Aggiunge il vice di Conte: "Purtroppo ci sono delle persone, dei tipi di carattere: la Juventus, come società, ha uno stile, e lo ha portato avanti anche quando è stata messa all'angolo negli anni passati senza vere e proprie colpe; non ha mai detto quello che è stato detto dalla società Inter in questi due giorni, quindi credo che il calcio sia bello perché va goduto come sport e non attraverso polemiche"

Lo stile Juve dunque sarebbe quello di non parlare di arbitri. Che buffo. Eppure a marzo di quest'anno Andrea Agnelli non la pensava così. Scriveva Il Giornale dopo il pareggio a Marassi (13/03/2012): è stata l'ennesima occasione per rilanciare il malumore juventino nei confronti della classe arbitrale, rea di avere commesso tanti (troppi, secondo la visuale bianconera) errori che hanno penalizzato il cammino della truppa di Conte. Dopo il silenzio stampa post-partita (anche quello in perfetto stile Juve) Agnelli esordiva così «Abbiamo una tabella secondo la quale appare evidente lo scompenso che c'è tra la mole di gioco prodotta, il tempo che passiamo nell'area avversaria e i falli che ci sono stati fischiati a favore. Diamo fastidio? No, la Juve diverte e ci rende orgogliosi. La squadra sta facendo il suo mestiere: competere per vincere. Non penso che stiamo pagando le lamentele di Conte verso la classe arbitrale: è dalla prima giornata di campionato che notiamo certe cose». Per riassumere lamentele di Conte e un dossier. Giusto perché loro degli arbitri non parlano mai. Verrebbe da aggiungere che in fondo è solo una partita di calcio. Avete perso, dai, capita anche ai migliori.