Quando Massimo Moratti gli propose nel 2009 un rinnovo triennale del contratto, Marco Materazzi e la sua famiglia furono sorpresi, felici ma disillusi perché nella loro testa e soprattutto in quella della moglie di Marco Daniela, si era già fatta strada l’idea di un ritorno definitivo con la famiglia a Perugia, loro città natale. La scelta fu difficile ma vincente, se non l’avesse fatta Marco non avrebbe incontrato il suo idolo José Mourinho e non avrebbe vinto la Champions League.
primo piano
Materazzi a cuore aperto: da Mancio a Benitez, dal pianto con Mou a…Matrix!
Quando Massimo Moratti gli propose nel 2009 un rinnovo triennale del contratto, Marco Materazzi e la sua famiglia furono sorpresi, felici ma disillusi perché nella loro testa e soprattutto in quella della moglie di Marco Daniela, si era già...
Ora indiscrezioni lo vogliono al Qpr, ma Materazzi smorza l'entusiasmo dei fan inglesi:
«Non so ancora cosa farò, è una decisione difficile perché sarà il mio ultimo anno. Ho ancora un anno di contratto con l’Inter ma credo che andrò via perché vorrei giocarmelo e non stare in panchina».
Oltre al QPR altre destinazioni esotiche sono state offerte a Marco: Usa, Giappone, Dubai, tutte molto lontane da Perugia. Materazzi parla di questo e di tantissimo altro in un'intervista ad un magazine inglese, che FcInter1908.it vi riporta in forma integrale:
Nella stagione 2001 hai realizzato 12 gol col Perugia, un record per un difensore. Cosa ti dicevano gli attaccanti tuoi compagni di squadra? E qual è stato il gol più bello?I miei compagni non potevano essere invidiosi, segnavo per la squadra. Il record però mi ha dato anche un po’ di tristezza perché ho superato Giacinto Facchetti, anche Daniel Passarella ne segnò 11 ma ero meno interessato a lui. Comunque in quel record c’era il mio destino nerazzurro: Facchetti è una leggenda per l’Inter, Passarella ebbe un grande impatto nel club e alla fine sono giunto all’Inter. Ovviamente il mio gol più importante fu quello di Berlino, nella finale del Mondiale 2006; quelli più belli invece sono la rovesciata contro il Messina nel 2006-2007 e un gol sempre nei Mondiali 2006 contro la Repubblica Ceca.
È vero che hai cominciato come centrocampista? Ciò spiegherebbe la tua attitudine al gol?In realtà ho cominciato come attaccante, mi è sempre piaciuto segnare in qualsiasi ruolo giocassi. Sì direi che il fatto di aver giocato in attacco mi ha aiutato in tal senso.
Ho letto che tra i tuoi idoli ci sono gli U2 e Michael Jordan. Chi è il tuo vero idolo? Sei più bravo a giocare a basket o a cantare le canzoni degli U2?Adoro entrambi, Michael Jordan e Bono vengono da ambienti differenti ma a modo loro sono per me fantastici e accomunati dal fatto di essere leader non solo nelle loro discipline ma nella vita. Ho incontrato Bono tre volte, Jordan solo una ma – perdonami Bono – ritengo Michael più simile a me. La loro grandezza sta nel fatto che sono ancora più semplici e genuini di come li descrivono.
Hai detto di considerarti “Più come un difensore inglese”dunque avresti desiderato trascorrere più tempo in Inghilterra?Ho giocato poco in quel periodo ma non era del tutto negativo perché avevo la possibilità di tornare in Italia, così tutti i mesi rientravo a casa una settimana. E’ stata un’esperienza per me molto importante.
Il tuo soprannome è “Matrix”. Da dove deriva? Sei un fan del film Matrix?Il nome deriva da un sondaggio sul sito dell’Inter. Dopo aver visto il film ho capito che era un onore essere come Neo.
Qual è stato l’attaccante più forte contro cui hai giocato?Il più forte Gabriel Batistuta, poi Bobo Vieri, direi uno dei 5 più forti giocatori che abbia incontrato. Quando Batistuta arrivò in Italia nessuno credeva in lui, quando se ne andò, era un fenomeno. Era fatto come un carro armato e ha sparava (tirava) da ogni angolazione, con il destro e con il sinistro. Era impossibile rilassarsi con lui. Vinse troppo poco considerando la sua classe, ma i suoi modi sono una scelta di vita.
Sei famoso per avere molti tatuaggi, cosa significano e quali pensi che siano migliori quelli di Beckham o di Raul?Io non guardo I tatuaggi degli altri. Io amo i miei tatuaggi perché rappresentano particolari momenti della mia vita. Il prossimo? Sarà una geisha disegnata dal mio amico John Richmond. A me piace avere dei tatuaggi dedicati ai miei amici: Ho una frase di Vasco Rossi, il caso di Valentino e una frase di Giuliano, il leader dei Negramaro. E una di Mourinho. Adesso vorrei averne una di Michael Jordan, ma nel frattempo mi sono fatto tatuare le sue scarpe.
Eri veramente emozionato quando Mou ha lasciato l’inter per il Real Madrid. Cosa ha reso il vostro rapporto così speciale? Sei riuscito a far piangere lo Special One per l’amor di Dio!
La mia era più rabbia che non altro. Io sapevo che senza di lui non potevamo replicare quella stagione vincente e guardando la stagione del Real Madrid penso che abbia avuto qualche rammarico. Mi sono convinto al 110% che con lui avremmo potuto vincere un’altra Coppa e un altro Scudetto.
Hai detto sul tuo sito che incontrare Eric Cantona per te è stata la realizzazione di un sogno. In cosa ti ha ispirato?Cantona mi piace: è un vero uomo. Dice sempre quello che pensa. E’ sempre andato contro il sistema, non solo nel calcio. Quante volte ha scioperato per la sua gente? E’ molto diverso da tutte le persone che stanno in silenzio per il loro interesse. Un uomo come lui che pensa con il suo cervello, è un idolo per me.
Perché pensi che Rafa Benitez non è riuscito ad avere successo come allenatore dell’Inter?Non è riuscito ad essere un allenatore adatto alla sua squadra. Ho letto che ho avuto un ruolo in questo suo fallimento, ma non è vero. Ha causato la sua partenza con le dichiarazioni dopo la finale della Coppa del mondo. Ha detto che eravamo vecchi, ma guardando l’ultima parte della stagione con la forza e con il cuore abbiamo dimostrato di non esserlo.
Perché non hai partecipato ai festeggiamenti della Coppa del Mondo?La vittoria della Coppa era più mia che sua (Benitez ha negato a Materazzi anche pochi minuti di gioco e non l’ha fatto entrare neanche sul tre a zero).Ha giocato due partite contro due squadre medie, portando una squadra che era al top e non poteva che vincere. Il mio unico rammarico è quello di aver perso le foto celebrative con i miei compagni.
Rino Gattuso è ancora il tuo miglior amico? Da meridionali infuocati, cosa si prova quando si arriva insieme?Si è vero, siamo molto simili. Mi ha dato molto fastidio però quando tutti hanno paragonato il coro contro Leonardo alla mia gag nella quale indossavo la maschera di Berlusconi. Due giorni dopo Silvio ci ha riso su con me nonostante quello che gli altri avevano detto. Quando si tratta di media l’Inter è la squadra meno protetta. I media hanno voluto far passare il mio gesto come un attacco al primo ministro, ma non era nelle mie intenzioni farlo. Non aveva nulla a che fare con questo. L’ho fatto solo perché lui è il proprietario dei nostri maggiori rivali. C’è una grande differenza.
Ti da fastidio che la gente si ricordi della tua finale di Coppa del Mondo 2006 per l’episodio con Zidane?Per me l’episodio con Zidane è una storia chiusa. L’ho incontrato nel parcheggio dell’hotel dove il Real Madrid alloggiava a Milano. Ero lì per incontrare Mourinho e lui è arrivato con suo fratello e un amico. Sono andato verso di lui e gli ho stretto la mano. Tutto sembrava felicemente chiuso quando dopo di ciò lui ha dichiarato di non avermi riconosciuto. Come questo sia possibile non lo so. Io gli sarò sempre riconoscente perché ha aiutato la sua squadra a perdere. Ma se questo episodio fosse successo con Eric Cantona dopo avremmo bevuto una birra.
Sei entrato all’ultimo minuto nella Finale di Champions League. Cosa ha rappresentato per te questo minuto?Questo singolo minuto è stato il traguardo di un processo durato 2 anni insieme a Mourinho e di 10 anni insieme all’Inter. Ho apprezzato la grandezza di un allenatore che sta vincendo una finale e che usa la sua ultima sostituzione solo per fare entrare quel giocatore. Un allenatore così conosce l’importanza dei dettagli. Poi ci sono alcuni che pure se stanno vincendo 3 a 0 non pensano che c’è un campione in panchina che è a fine carriera [come Benitez nella finale del Mondiale per Club].
Hai detto che Roberto Mancini ti ha insegnato a stare in panchina. Cosa vuoi dire?Cosa mi ha insegnato? Quello che ha fatto è stato mettermi in panchina! Non ha creduto in me e sono stato tentato di andare al Milan. Sarebbe stato un errore ma altrimenti avrei perso la mia chance di giocare il mondiale 2006. Poi ho parlato con Lippi e lui mi ha rassicurato, così ho cambiato idea e vita.
Milano è l’unica città in Europa ad avere due squadre che hanno vinto la Champions League. Sarà Manchester la prossima?Assolutamente no! Il Manchester City non è ancora pronto. Guarda il Chelsea, compete ad alti livelli ma non è capace di vincere le coppe più importanti. Nei prossimi anni la coppa se la giocheranno Barcellona, Real Madrid, Inter, Milan e Manchester United. Mi dispiace, ma il City dovrà aspettare ancora!
E sul futuro?Non potrei fare l’allenatore. Il Presidente Moratti sa che mi piacerebbe andare in giro per il mondo ad aiutare i bambini con Inter Campus.
LORENZO ROCA, PAOLA PADOVANI, EVA A. PROVENZANO E VERONICA GIULIANO
© RIPRODUZIONE RISERVATA