Marco Materazzi ha le idee chiare su cosa può ancora fare l'Inter quest'anno. Ne ha parlato in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport di oggi:
primo piano
Materazzi: “Inter-Barça? La giocata della partita non è stata il gol. Skriniar…”
Metà domanda e metà augurio: ma come si può proiettare la vittoria di martedì sul Sassuolo?
«Molto semplice: non guardando la classifica, perché la vetta in Serie A è troppo lontana e perché ci sono più squadre tra l’Inter e la capolista, rispetto allo scorso anno. E poi: guardando la squadra che è stata martedì, i giocatori, il pubblico che è sempre più decisivo per come incita il gruppo».
Pensare alla rimonta è un azzardo?
«Questo campionato è come una Champions, fino a novembre si gioca un torneo come fossero i gironi, poi chi starà meglio a gennaio vincerà. Le racconto questo: nell’anno dopo il Triplete a un certo punto finimmo a -19 rispetto alla testa. Poi dopo il Mondiale per club arrivò un tecnico intelligente (Leonardo al posto di Benitez, ndr) e se non avessimo perso il derby di ritorno avremmo addirittura rivinto lo scudetto. Ecco, questa Inter l’allenatore intelligente già ce l’ha: deve solo fare in modo che da gennaio in poi dipenda solo da lei e non dagli altri, rivincere».
La strada, dal punto di vista tattico, è quella vista con il Barcellona?
«Deve esserlo. L’Inter deve partire dal fatto di non prendere gol, perché con le potenzialità offensive che ha prima o dopo uno lo segna. Nelle quattro sconfitte di campionato invece non è accaduto. E già a Lecce, alla prima giornata, c’era stato un campanello d’allarme non recepito. Vorrei rivedere lo stesso tipo di Inter. Il motivo è chiaro: se quella intensità, quella attenzione, quella “cattiveria” agonistica sono state perfette per fermare Lewandowski, perché non possono esserlo sabato? Quel tipo di atteggiamento agli attaccanti non piace. Ma mi faccia dire una cosa su Dimarco».
Prego.
«Quella sua apertura sul gol è stata la giocata della partita. Se fai quei gesti lì vuol dire che hai una leggerezza e una fiducia al di sopra della normalità. Deve essere lui la linfa del gruppo: gioca nell’Inter da quando ha sei anni, ha dentro cose che altri non possono avere».
E poi si è rivisto uno Skriniar ai vecchi livelli. Crede che il mercato abbia inciso sul suo rendimento?
«No, penso piuttosto che abbia pagato l’infortunio che gli ha fatto saltare l’inizio di preparazione. Poi, certo, non sarà stato insensibile a quel che è successo intorno a lui. Ma ha sempre risposto presente. Mi auguro che rimanga, ma quel che conta sarà la professionalità fino all’ultimo giorno, il fatto che si ricordi che se è diventato Skriniar è per merito dell’Inter. Non ho dubbi che sarà così. Diciamo che non sa cosa si perderebbe, andando via...».
Lautaro che non segna... che segnale è?
«Fermi tutti: io dico lui e altri 10, se devo scegliere la formazione. Solo da lui e da Calhanoglu, per caratteristiche, puoi aspettarti il colpo decisivo, la giocata fuori dalla norma. Non so in quanti avrebbero giocato nonostante un affaticamento, senza pensare al Sassuolo ma soprattutto al Mondiale. E invece il Toro lo ha fatto».
Magari il ritorno di Lukaku aiuterà anche lui.
«Romelu deve prima tornare a essere atleta al 100%. Probabilmente, vista la grande voglia di dare una mano, ha fatto un passo in avanti eccessivo durante il recupero dall’infortunio. Lo aspettiamo, straripante come lo conosciamo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA