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Materazzi: “Soldi e belle donne, calcio non è questo. Le ho date e prese. E contro la Juve…”

Marco Materazzi ripercorre la sua carriera fatta di trionfi: "Sognavo i Mondiali a 15 anni con mia sorella, li ho vinti a 33"

Redazione1908

Marco Materazzi, campione del Mondo con l'Italia e d'Europa con l'Inter, si è raccontato durante la trasmissione "Campi di Battaglia", in onda sul canale Alpha: "Cosa ti ha spinto a essere uno dei protagonisti di Campi di battaglia?  Non sono molto mondano, ma questa trasmissione mi attirava e quando ho saputo che partecipavano anche Aldo Montano, Rino Gattuso, Martin Castrogiovanni, Flavia Pennetta, tutti ‘zingari’ come me, gente che viene dalla strada e che sa cosa vuol dire soffrire, ho accettato".

IL CAMPO DI BATTAGLIA PIU' DURO - “Campo di battaglia per me significa rigore, coraggio e concentrazione. Se non sei concentrato, puoi beccare uno che gioca nei dilettanti, ma è agguerrito e ti fa girare la testa. Quando si giocava contro la Juve, altro che fattore Alpha: ci volevano tutti quei presupposti all’ennesima potenza. Serviva pure un pizzico di cattiveria: gli attaccanti, anche se non ti guardano in faccia e sono di spalle, te le danno. Forse il mio pregio maggiore è stato quello di averle prese e date alla stessa misura...”

IL PADRE LO VOLEVA GIOCATORE DI BASKET. MA IL CALCIO ERA NEL DESTINO - "La famiglia a volte ti fa scattare delle 'molle'. Quando ero piccolo mia sorella vedeva i Mondiali e mi diceva ' Ma tu lì prima o poi?'. 'Stai tranquilla, ci arrivo', le rispondevo. All'epoca avevo 14-15 anni e i Mondiali li ho vinti a 33. Quando meno te l'aspetti succede".

NIENTE VITTIMISMO - "Non è per fare vittimismo, ma sono orfano di madre da quando ho 15 anni. Credo che già quello poteva bastare e avanzare per formarmi il carattere. Alcuni episodi risalgono a quando ero un ragazzino. In certe partite le squadre avversarie imponevano il risultato. Una volta mi ritrovai con un dischetto dei rigori segnato a 6 metti dalla porta invece che 11. Ho passato tutto il primo tempo a provare a cancellarlo. Alla fine perdemmo 1-0 e, malgrado la sconfitta, ci ritrovammo con tutti i finestrini del pullman rotti. Comunque, Sicilia a parte, fatti così potevano capitare anche nel Milanese e invece sono cose che non dovrebbero verificarsi, in nessun luogo".

I GIOVANI D'OGGI E IL CALCIO - "Hanno un'idea distorta. Nella maggior parte dei casi, associano il mondo del pallone a macchine di lusso, belle donne e bella vita. Non è così. E' soprattutto passione. E poi movimento, divertimento. E sono concetti che per primi dovrebbero essere i genitori a inculcare nella testa dei loro figli, invece di far loro credere cose sbagliate e fuorvianti sul calcio".

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