Non è un lunedì come tutti gli altri. Massimo Moratti arriva sotto gli uffici della Saras, vede i giornalisti, li saluta, ma non parla ('mi spiace, arrivederci') e si fa largo tra di loro. Fa lo stesso all'ora di pranzo, quando esce dalla galleria, è accerchiato da telecamere e tifosi, ma non dice nulla. Riescono solo a strappargli un 'Chissene frega delle parole di Galliani. Che poi non mi sembra neanche che abbia detto chissà cosa...". E' già in macchina. Se ne va. La sua faccia conserva la rabbia.
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Moratti, il silenzio dopo la tempesta e la non replica alla Juve…
Non è un lunedì come tutti gli altri. Massimo Moratti arriva sotto gli uffici della Saras, vede i giornalisti, li saluta, ma non parla (‘mi spiace, arrivederci’) e si fa largo tra di loro. Fa lo stesso all’ora di pranzo, quando...
I FANTASMI - Quello che è successo ieri contro il Cagliari non lo ha digerito neanche dodici ore dopo. Ha detto quello che pensava, lo ha fatto subito, per amore e per rabbia, ma in molti lo hanno quasi fatto passare come uno che aveva appena visto un fantasma. Il problema è che ci vediamo tutti benissimo e quello che ha visto il presidente lo abbiamo visto anche noi. Nessuno ha osato dire che la formazione sarda ha demeritato. Il punto non è quello.
ORRORI - E' che abbiamo visto - a dire la verità non potevamo crederci - gli errori in Juve-Inter (lo possiamo dire?) con - ad esempio il (gol in) fuorigioco più veloce della storia, abbiamo anche visto cosa è successo a Bergamo (ma era più facile prendersela con Silvestre, vero?) e poi quel rigore netto - che per gli altri ci può stare come non ci può stare - non dato a Ranocchia (e il secondo gol di Sau è irregolare).
QUANDO E' TROPPO - La misura era colma e il patron nerazzurro - a fine gara - non ha sorvolato. Non poteva farlo. Ha detto: "C'era un rigore grosso quanto una casa, mi sembra il caso di arrabbiarmi. Se c'è un disegno contro l'Inter? Ma che disegno! C'è solo incapacità perché se ci fosse un disegno sarebbe gravissimo e sarebbe più stupido rispetto all'incapacità. Non mi piace rientrare in situazioni come quelle del passato". Ribadiamo: 'Non c'è disegno contro l'Inter. Non vorrei che si ripetessero situazioni passate'. Cioè, il riferimento a Calciopoli è solo come un fenomeno da scongiurare, non come un qualcosa che si è rimesso in moto.
MA CHE C'ENTRA? - Soprattutto, il presidente non ha citato la Juventus che si è citata da sola. Dice un vecchio proverbio calabrese: 'Aria chiara nun tena paura di truonu'. Tradotto, 'Aria chiara non ha paura di un tuono'. In sostanza non ha nulla da temere chi ha la coscienza pulita. Il comunicato ufficiale pubblicato sul sito bianconero solleva dubbi su quella della Juve che, con un no comment sopra quella relazione di Palazzi, ha voluto mettere in mostra la prescrizione dell'Inter e di fatto è l'ammissione che prima del 2006 c'era un sistema a combinare il calcio, perché nei fogli che si consigliava di scaricare c'era scritto anche questo. Forse questo gesto ha rincarato la dose. Anzi è proprio a quello che Moratti non ha voluto rispondere. Inutile farlo. Perché non sentono, non capiscono o almeno fanno finta: parli di incapacità degli arbitri e si sentono toccati nell'anima. Si alza un polverone che fa perdere di vista le domande importanti a cui nessuno ancora ha dato una risposta.
PORQUE, PORQUE, PORQUE - Perché certi errori continuano a ripetersi? Perché se un arbitro non vede un rigore il guardalinee posizionato benissimo così come l'arbitro di linea, non proferisce parola per fargli cambiare idea? Perché un guardalinee vede un fallo grosso, da rosso, da due cm di distanza (vedi Juve-Inter, doppio giallo mancato a Liechtsteiner.ndr) e non segnala al direttore di gara che il fallo c'è? Perché un arbitro può permettersi di dire 'State zitti voi dell'Inter?' e poi nessuno spiega chi è 'il noi'? Perché si continua a dire che quella italiana è la 'migliore classe arbitrale del mondo?'. Lo sfogo di ieri era riferito a questi interrogativi perché Moratti ha apertamente parlato di incapacità (dei direttori di gara). Tutto il resto (e chi si è sentito in dovere di rispondere non essendo interpellato), è noia. E non resta che il silenzio per dire basta.
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