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Padelli: “Inter, orgoglioso della maglia e spero di indossarla a lungo. Handanovic…”

Il secondo portiere nerazzurro ha parlato della sua esperienza e di come i suoi idoli fossero da sempre i portieri interisti

Eva A. Provenzano

Daniele Padelli ha risposto alle domande dei tifosi nerazzurri sui canali social dell'Inter. Queste le parole del portiere nerazzurro: «Il più permaloso? D'Ambrosio. Un pochino lo sono anche io però lo ammetto».

-Hai mai pensato di fare il modello? 

No, grazie. Ma no. Il mio sogno era quello di fare il calciatore e mi sono concentrato su quello.

-Idolo? 

Da piccolo adoravo qualsiasi portiere dell'Inter. Perché aveva raggiunto il mio sogno: diventare portiere dell'Inter. Da bambino tifavo per i nerazzurri, sono nato e cresciuto in una famiglia interista. Lo sono da sempre.

-L'emozione più grande da quando sei all'Inter?

Ci sono emozioni che ho vissuto dalla panchina. Come quando abbiamo vinto con la Lazio e ci siamo qualificati in Champions. Poi le emozioni che ho vissuto sul campo nell'ultimo periodo come il derby. Sono emozioni che mi porterò dentro da sempre perché quell'emozione volevo viverla da bambino. E' incredibile essere riuscito.

-Come ti senti prima di scendere in campo?

E' un mix di emozione e tensione. Una cosa molto particolare. Io ho qualcosa che sento nello stomaco, sensazioni particolari e belle. Perché ti fanno sentire vivo e l'importanza di quello che fai. Poi inizia il riscaldamento e ti concentri sulla partita e l'emozione la devi mettere da parte.

-Il tuo piatto preferito?

Ce ne sono diversi. Tipo la polenta fatta da mio padre, solo la sua. E poi gli gnocchi di zucca e in questo periodo si sta specializzando sulla pizza, sta diventando brava. Io non sono capace, non sono portato a cucinare. Io assaggio e sistemo la cucina dopo. Mi rilasso così.

-Sei sempre sorridente... 

Sì, è una cosa che mi caratterizza da sempre. Cerco di trovare il lato positivo delle cose. Anche perché faccio il lavoro che dal mio punto di vista è il più bello del mondo. Mi permette di vivere emozioni incredibili, la mia famiglia mi fa stare bene. Sono felice e penso che questa felicità si veda. 

-Quando sono amici Leonardo D'Ambrosio e Diego tuo figlio?

Sono amici per la pelle. Un'amicizia vera, perché sono bimbi e non possono vivere le emozioni in maniera finta. Quello che provano è reale, è un'amicizia profonda, iniziata all'asilo, sono in classe insieme, si frequentano fuori. Adesso si mandano i messaggini su whatsapp, sono adorabili e spero che anche quando saremo lontani da Milano io o Danilo, la loro amicizia possa comunque rimanere, è emozionante. 

-Il tuo rapporto con Ranocchia e Berni? 

Quando parlano Giulia e mia moglie Claudia dicono che io e Andrea siamo sposati. Sono quelle amicizie che nascono per svariati motivi ma durano e continuano nel tempo. Spero che questo rapporto continuano con il tempo, sono due persone meravigliose, abbiamo un rapporto speciale. 

-Serie Tv preferita? 

Non guardo molto la tv con due bimbi in casa. In quarantena sto guardando la casa di carta. 

-Il tuo soprannome? 

Pado, pade... 

-Cosa hai provato a giocare contro l'Inter quando eri a Torino? 

Soprattutto a San Siro, per me è stato stimolante, un qualcosa che sognavo. Magari non ci avrei giocato con l'Inter ma ci giocavo contro e volevo dimostrarmi all'altezza. L'ultimo anno a San Siro vivevamo un momento particolare con il Torino e dovevamo vincere per forza, c'era tensione prima della partita, poi siamo riusciti a vincere e ci siamo salvati tranquillamente. Mi piacerebbe raccontare a mio figlio di aver giocato in questo stadio. 

-Quando hai iniziato a giocare a calcio? 

A 7 anni, prima avevo fatto altri sport, karate e basket, ma ero attratto dal calcio. Ho iniziato a giocare in porta a 13 anni e a 16 giocavo nella squadra del paese in prima categoria. E' stata una carriera complicata all'inizio, tanta gavetta e sono felice di essere arrivato in alto dal basso. 

-Come ti stai allenando a casa? 

A noi non serve grande spazio. Non dobbiamo correre. Ci hanno portato un tubo, gli elastici, e seguo alle lettera le indicazioni del nostro preparatore, Bonaiuti. Ci ha mandato un programma di forza e in base a quello che ci propone cerco di farlo al meglio. Ad Appiano è un'altra cosa ma ci si adatta, siamo professionisti e dobbiamo essere pronti in qualsiasi situazione. 

-Handanovic ti dà qualche indicazione in allenamento? 

Devo essere sincero, in allenamento già solo guardarlo è uno spettacolo. Perché fa delle cose e le fa sembrare semplici anche quando non lo sono. Già guardare la precisione e la cura con cui si allena ti fa capire perché è Samir Handanovic. E' completo in tutto, non si accontenta mai anche del suo talento e cerca di migliorare anche le piccole cose. E' un professionista serio e ha tutta la mia stima. 

-Promessa più grande tra i portieri italiani? 

Ce ne sono tanti. Meret al Napoli può fare bene. Poi non dimentichiamoci Donnarumma che è giovanissimo: ha tempo per migliorare e crescere ancora. La squadra italiana dei portieri è sempre stato importante e non ho preoccupazioni sui portieri del futuro. Anche Gollini. 

-Che emozione hai provato a giocare di nuovo? 

Avevo un po' di timore, non è mai facile e scontato rientrare dopo un ungo periodo di inattività e fare bene. Perché vuoi o non vuoi una cosa è l'allenamento, la partita è un'altra. Tensioni, stimoli, ma anche solo distanze, campo, contesto. Cambia tutto. E avere un periodo di inattività lungo, per un portiere soprattutto, è stato abbastanza complicato, infatti col tempo mi stavo scegliendo, poi è arrivato il delirio del coronavirus e abbiamo dovuto interrompere. Ma sono contento così. Ho giocato in partite importanti e cariche di tensioni. Che segnano la stagione. Dentro di me chiaramente sentivo la tensione. Ma aver giocato ogni tre giorni non mi dava la possibilità di pensare troppo alla partita. 

-Che emozione è indossare la maglia dell'Inter e che emozioni hai provato nel derby? 

E' un orgoglio prima di tutto, per me e per la mia famiglia, per mio papà che mi portava in giro ad allenarmi e hanno fatto tanti sacrifici loro e anche mia moglie per seguirmi. Sono cose importanti per le quali sarò sempre grato. Sono orgoglioso di vestire questa maglia e spero di farlo ancora a lungo. Il derby è composto da tante partite in una. L'ho giocata almeno sette otto volte nella settimana nella mia testa, è stato complicato. Il primo tempo ho commesso degli errori, era complicato, è stato difficile. Nel secondo tempo le cose sono andate meglio, ho preso fiducia ed è stata un'esplosione di gioia. Un'emozione che resterà per sempre sulla pelle. 

-La tua parata più bella? 

Dipende cosa si intende con parata più bella. Dal mio punto di vista è quella che determina, che si fa al momento giusto e nel modo giusto e porta i tre punti a casa. 

-Dopo un errore come ci si rialza? 

Beh quando si commette un errore non è mai facile soprattutto per un portiere. Se il portiere sbaglia è gol, nessun altro può aiutarti. Ma bisogna reagire, avere forza e spessore per dimenticare e non commettere altri errori. Il pensare ad un errore ti fa perdere di vista la realtà sull'intervento successivo. Bisogna sciacquare il cervello e non sbagliare la parata successiva. E' importante l'esperienza e saper gestire determinati momenti. 

-Con quali giocatori hai scambiato la maglia? 

Partiamo dal presupposto che la maglia del portiere non la vuole nessuno. Ma sono contento della mia collezione, ne ho tante importanti, anche di giocatori forti: di Eto'o e di Zanetti. Il primo anno che Handanovic è arrivato all'Inter l'ho tempestato di messaggi per chiedergli se a fine partita mi avrebbe fatto dare la maglia di Zanetti e lui lo ha fatto. E' stato bello per me da tifoso. Indimenticabile. 

-Un messaggio ai tifosi? 

Grazie mille per le domande, speriamo di vederci presto a San Siro. Quello che mi preme ora è che seguiate le regole perché si può uscire da questa situazione solo rispettando le regole, altrimenti faremo fatica ad uscirne e ne parleremo ancora per molto. State in casa e questo presto sarà un brutto ricordo. 

(Fonte: INTER TV)

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