Gli esordi, il passato, il presente e il futuro. Giampaolo Pazzini si racconta in un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo.
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Pazzini: “La maglia dell’Inter comincio a sentirla sulla pelle. Gasp? Lasciamo stare”
Gli esordi, il passato, il presente e il futuro. Giampaolo Pazzini si racconta in un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo. L’ISTINTO DEL GOL – “Una volta – svela – venivo impiegato anche a centrocampo, poi sono diventato...
L'ISTINTO DEL GOL - “Una volta – svela – venivo impiegato anche a centrocampo, poi sono diventato attaccante nell’Atalanta. Il gol per me è un istinto naturale, viene prima di tutto e se non gioco bene e segno sono felice lo stesso”.
SVOLTE - L’anno della svolta per lui è stato quello del trasferimento alla Sampdoria: “Venivo da mesi di sofferenze a Firenze, mi sentivo ai margini del progetto. A Genova mi hanno coperto di attenzioni tutti anche Cassano e Mazzarri e sono riuscito a trovare le certezze che mi erano mancate prima. Il mio allenatore preferito? Mandorlini è lui che mi mise al centro dell’attacco dell’Atalanta”, dice l'attaccante nerazzurro.
AMBIZIONE - Gli parlano di Zanetti come di un esempio, come di un giocatore che è rimasto sempre in una sola squadra o di Ibra che invece è passato da diversi club prima di approdare al Milan: “Non conosco Ibra, Zanetti è un esempio per tutti ma ha anche avuto la fortuna di trovarsi in una grande squadra come l’Inter. Se si parte dal basso e volendo essere ambiziosi è naturale che si debba cambiare squadra per risalire”, spiega.
LA SENTO SULLA PELLE – “La maglia dell’Inter comincio a sentirla sulla pelle, mi rendo conto di essere arrivato in una grande squadra, posso lottare per traguardi importanti. Appena sono arrivato a Milano mi è venuta voglia di vincere, una fame di vittorie mai avuta fino ad allora. Il mio debutto a Palermo? Stavo bene, avevo con me in squadra campioni che avevano vinto tutto e ci metti poco ad acquisire sicurezza. Questa è l’Inter”, continua Pazzini.
COLLEGHI - Dei suoi compagni dice: “Sono rimasto impressionato da tante cose. Zanetti per esempio, ha 38 anni, ma sembra un ragazzo della Primavera, poi ci sono le giocate di Sneijder, quelle di Stankovic o gli allunghi di Maicon. E tante altre cose…”.
DEL PIERO - Il suo idolo da giovane era Del Piero: “Mi identificavo in lui, eppure non sono mai stato juventino. Il mio gol più bello? Quello contro il Werder, con la maglia della Samp”.
QUELLO SCUDETTO - Ma c’è un titolo dell’Inter che Pazzini sente ‘suo’: è quello del Triplete: “Al venti per cento l’ho fatto vincere io segnando contro la Roma”. Allora Ranieri era in panchina: “Mi stima e io stimo lui, devo ringraziarlo per avermi preso dal primo giorno in grande considerazione. Gasperini? Non ero contento, lasciamo stare, comunque rispettavo le sue scelte”.
IL PRESIDENTE - Poi Moratti tuonò; ‘Pazzini deve giocare’: “Cavolo dissi. Lui non è un presidente qualunque, ha avuto tantissimi cannonieri. Ero felice e sorpreso, emozionato e stupito”, rivela ancora.
UNA VITA DA ATTACCANTE – I difensori più difficili da superare: “Samuel e Materazzi con i quali c’erano battaglie – spiega il Pazzo - ora direi Thiago Silva, ha capacità fisiche e tecniche”.
Tra gli obiettivi del Pazzo c’è una vittoria con la maglia nerazzurra: “Qualunque cosa purché si vinca. L’anno scorso, quando abbiamo rimontato tutti quei punti, avevo creduto allo scudetto. L’Europa è una cosa fantastica e spero anche di fare un buon europeo, di arrivarci, anche per riscattare un Mondiale sfortunato”.
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