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Ranieri: “Alvarez, mezzi incredibili. Su Faraoni, Zarate e Milito dico che…”

In occasione della sosta natalizia, Sky Sport realizza un servizio esclusivo a Claudio Ranieri che, intervistato da Andrea Paventi, racconta episodi, curiosità, pensieri, momenti belli e meno belli dei suoi primi tre mesi sulla panchina...

Daniele Mari

In occasione della sosta natalizia, Sky Sport realizza un servizio esclusivo a Claudio Ranieri che, intervistato da Andrea Paventi, racconta episodi, curiosità, pensieri, momenti belli e meno belli dei suoi primi tre mesi sulla panchina dell'Inter.

Possiamo dire che Claudio Ranieri ha definitivamente rianimato l'Inter?

"L'ho ritrovata per merito dei calciatori. Ho puntato molto sullo zoccolo duro perchè vedevo come si allenavamo, come si impegnavano in ogni esercitazione. Gioco forza dovevano cambiare la rotta di questa nave e con la costanza, la determinazione, la voglia, la sofferenza, l'hanno rimessa in rotta perchè non è facile vedere che tutto va storto anche quando ti alleni bene e dai il massimo. È stato fondamentale quando lavoravano e i risultati non arrivavano, li ho spronati a non mollare, io davo forza a loro e loro la davano a me vedendoli allenare".

Quando è arrivato, l'Inter era esattamente come la immaginavi?

"Non era facile, all'inizio. Sapevo che il campionato l'avremmo ripreso a lungo termine, anche se non si sapeva dove si poteva arrivare, ma per la Champions League è stata decisiva la partita di Mosca, poi abbiamo vinto anche a Lille, ma quella partita contro il Cska è stato il primo mattone che ha portato la qualificazione. Poi, in campionato, anche le sconfitte, tipo Napoli, Juventus e Udinese, hanno fatto soffrire ancora e cementato ancora di più il gruppo".

La cosa più importante che il gruppo ha trasmesso a Claudio Ranieri?

"Come uomo sono determinato, pretendo il massimo da me stesso e lo pretendo anche dai miei giocatori. Magari la gente mi vede sempre con il sorriso, sempre sereno, ma in campo e nello spogliatoio sono anche duro, mi arrabbio se devo arrabbiarmi. Certo è che non so recitare, sono quello che sono sempre. Io sono un libro aperto, quello che provo me lo si legge in faccia e lo trasmetto. Per questo motivo ai ragazzi ho detto che sarebbe stato importante il feeling che avremmo instaurato tra di noi perchè, con quello, riusciremo a fare bene. Ci stiamo riuscendo, ma non abbiamo ancora fatto nulla, siamo ancora sotto in campionato e possiamo fare di più".

La Juventus è la sorpresa di questo campionato?

"Hanno operato bene, con grandi mezzi economici e poi non hanno le coppe, quindi possono lavorare tranquillamente tutta la settimana. Conte è dentro la squadra, conosce pregi e difetti dell'ambiente, i tifosi lo hanno subito accolto bene, dal nuovo stadio arriva altra carica importante. Per tutti questi motivi messi insieme, la Juventus è dove merita di essere".

Ranieri può ritenersi soddisfatto di essere riuscito a cambiare il chip a Ricardo Alvarez?

"Non voglio ancora sbilanciarmi, è troppo presto. Il ragazzo ha dei mezzi incredibili. Si vede che, quando gioca centrale, ha davvero un qualcosa in più, quando gioca sulla fascia dovremmo invece cercarlo con più convinzione. Il ragazzo è nella fase su che cosa deve fare da grande: hai qualità importanti, i mezzi ci sono e ti devi impegnare ancora di più per cercare di realizzare il tuo sogno che è quello di sfondare definitivamente in una squadra grande come l'Inter".

Tra i giovani è Davide Faraoni il più pronto?

"L'ho inserito per ultimo e mi ha dato grandissime soddisfazioni. L'esempio che abbiamo creato, quel mix tra lo zoccolo duro e i giovani ci ha dato una forza in più. Ho puntato molto sullo zoccolo duro proprio perchè li vedevo determinati, vedevo che di vecchio c'era solo la carta d'identità, perché nel calcio l'età non conta, conta quello che vuoi: la determinazione, la forza di volontà, il sacrificio. Qui ci sono tanti calciatori che hanno vinto tutto quello che c'era da vincere, ma è come se non avessero vinto nulla, hanno ancora voglia di vincere, quantomeno tentare di vincere, e quello che loro ci stanno mettendo è un esempio per i giovani che, se vedono gente che ha vinto tanto allenarsi con determinazione, gioco forza - se non sono stupidi - si attaccano a quel carro e vanno avanti".

A Mauro Zarate, invece, Ranieri deve ancora trasmettere qualcosa per consentirgli di fare il salto di qualità o dipende solo da lui?

"Dipende da lui, ha già esperienza, ma va ancora a intermittenza e questo in una grande squadra non basta, soprattutto nella fase di non possesso palla. È un suo comportamento mentale, stacca proprio la spina, ma non è vagabondo, anzi risponde immediatamente ai comandi quando lo chiami, ma non posso mettergli un peacemaker al cervello".

Ranieri ha dato tante, tante chance a Diego Milito: lo ha fatto per l'impegno che metteva in campo, perchè ne aveva bisogno o per il rispetto di una carriera?"All'inizio posso rispettare una carriera, quello che uno ha dato alla squadra, ma poi dopo c'è l'oggi, il domani e io devo rispettare il bene della squadra. No, io credo in Milito per quello che fa in campo, per quanto corre. È uno che vuole reagire sempre, che lotta anche contro la sfortuna, che mette in pratica quello che io dico. Prima o poi deve tornare 'Principe'. Quando vedi un giocatore che non molla mai devi inevitabilmente credere in lui".