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Ranieri, Gasp e la diagnosi simile: Sneijder sacrificato sull’altare della tattica?

Moduli diversi, modi di intendere il calcio diversi ma diagnosi sui mali dell’Inter tremendamente simile. E’ questo il paradosso di Claudio Ranieri e Gian Piero Gasperini, presente e passato dell’Inter. Ieri il tecnico romano ha...

Daniele Mari

Moduli diversi, modi di intendere il calcio diversi ma diagnosi sui mali dell'Inter tremendamente simile. E' questo il paradosso di Claudio Ranieri e Gian Piero Gasperini, presente e passato dell'Inter.

Ieri il tecnico romano ha di fatto bocciato l'Inter offensiva, ovvero l'Inter con Wesley Sneijder alle spalle di due punte pure. Motivo: il centrocampo non è in grado di garantire sufficiente copertura con solo tre uomini: "Con Sneijder dietro due punte, perdiamo un uomo a centrocampo: e perdere un duello a centrocampo, facilmente significa perdere anche la partita", ha detto Ranieri a La Domenica Sportiva.

E tornano alla mente le parole severe di Gasperini dopo la disfatta di Novara: "Volevamo giocare più alti, ma ogni volta che c'abbiamo provato abbiamo fatto brutte figure. Ci sono difficoltà oggettive, abbiamo giocato meglio quando abbiamo giocato coperti, magari non da grande squadra. Quando ci siamo aperti, abbiamo fatto male. Abbiamo giocato meglio quando c'era più gente a centrocampo".

La diagnosi è quindi tremendamente simile: l'Inter di adesso non può permettersi tre giocatori offensivi. Ed è una verità difficile da accettare per una squadra che è entrata nella leggenda con 4 giocatori offensivi (Pandev, Sneijder, Eto'o e Milito).

Simile la diagnosi, simile sembra anche la soluzione: il sacrificio di Wesley Sneijder. Gasperini provò ad impostarlo come regista e l'esperimento fallì miseramente. Ranieri ha provato, timidamente, a spostarlo sulla fascia sinistra e se possibile le cose sono andate ancora peggio.

E ora, sembra incredibile dirlo, il giocatore più talentuoso dell'Inter rischia il taglio. Ranieri voleva un esterno a tutti i costi e ora si capisce perché. La sua idea è quella di giocare col centrocampo in linea, con un 4-4-2 bloccato e senza fronzoli. E ora, col mercato chiuso e l'assenza totale di esterni offensivi, l'impressione è che si vada verso un'Inter da battaglia, un'Inter "provinciale".  Magari con due terzini a fare le ali (Faraoni e Nagatomo?), oppure con giocatori adattati (Alvarez e Obi?). In barba alla qualità. La parola d'ordine ad Appiano sarà una e una soltanto: equilibrio.