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Sconcerti: “Conte, l’Inter ha il dovere di intervenire. Icardi punto di svolta quando…”

L'analisi del giornalista sullo sfogo dell'allenatore nerazzurro

Gianni Pampinella

Nella sua analisi per il Corriere della Sera, Mario Sconcerti torna sulle dichiarazioni di Antonio Conte al termine di Borussia Dortmund-Inter. Il giornalista analizza così lo sfogo dell'allenatore nerazzurro: "Sono molto gravi per forma e sostanza i due casi Conte e Napoli, ma prima di entrare nello specifico bisogna passare da un’evidenza generale. Entrambe sono prosecuzioni del caso Icardi, nel senso che stanno rapidamente cambiando lo status di un tesserato del grande calcio. Quando l’Inter in pieno litigio con Icardi accettò la mediazione di una figura esterna, un avvocato, sancì il diritto a un dialogo alla pari. Lì è cominciato un altro calcio, quasi completamente da riscrivere e fuori dalle leggi sportive. Non torneremo più indietro, quello che adesso ci sembra grottesco ci è già passato sotto il naso decine di volte e non ce ne siamo accorti perché per noi il calcio è solo passione, non vogliamo ragioni come la vita".

"Ma oggi sta diventando difficile, cioè punibile, perfino tenere in panchina un giocatore o anche solo cambiargli ruolo perché lo danneggi nella sua valutazione di mercato. A Conte oggi si perdona ogni eccesso perché è un grande allenatore, ma a Dortmund ha letteralmente fatto un’assemblea contro la propria società. Durissima e scomposta. Chiunque di noi in qualunque azienda sarebbe stato oggi pesantemente ripreso se non licenziato. Siamo vicini alla giusta causa. Una rivolta isterica consumata senza una spiegazione sulla partita persa, un parere su come l’Inter abbia potuto prendere tre volte lo stesso gol in 20 minuti. Forse per Conte la pressione di una città aperta ed esigente come Milano è troppa. Forse è troppo che l’Inter non vince e Conte non regge la sua voglia. Ma siamo oltre la crisi di nervi. Qui la società non ha il diritto di intervenire, ha il dovere. Altrimenti fa un danno a se stessa, alla squadra e a qualunque gestione futura".

(Corriere della Sera)

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