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Sporteconomy controcorrente: “Inter, bilancio 2009/2010 disastroso”

Il Sole 24 Ore pubblica uno studio di Sporteconomy sui bilanci delle società per il 2009/2010. Seconda questa analisi, tutte le grandi o quasi sarebbero fuori dai parametri del Fair Play Finanziario, e l’Inter sarebbe una delle società con...

Daniele Mari

Il Sole 24 Ore pubblica uno studio di Sporteconomy sui bilanci delle società per il 2009/2010. Seconda questa analisi, tutte le grandi o quasi sarebbero fuori dai parametri del Fair Play Finanziario, e l'Inter sarebbe una delle società con i conti peggiori, nonostante da più parti si sia notato come i nerazzurri abbiano quasi azzerato il rosso di bilancio:

"Fuori i due Manchester, il City di Mancini e lo United di Ferguson. Ma fuori anche l'Inter, il Chelsea, il Valencia, il Barcellona e il Milan. Secondo i dati raccolti ed elaborati da Sporteconomy, se Michel Platini, numero uno della Uefa, decidesse di applicare domani le logiche del fair play finanziario ai club europei più importanti e blasonati, sarebbero in pochissimi a salvarsi.

Colpa di una differenza tra costi e ricavi nella gestione ordinaria corrente che non lascia margini di discussione. Sporteconomy ha preso come riferimento i bilanci relativi alla stagione 2009-10. In cima alla classifica delle società che non risponderebbero ai requisiti necessari per continuare a fare bella figura in giro per l'Europa ci sarebbe il Manchester City, con un meno 249 milioni di euro in pagella, che difficilmente potrebbe essere giustificato agli uomini dell'Uefa.

Seconda piazza e poco merito per l'Inter, che ha fatto registrare un risultato netto d'esercizio da copertina: - 222 milioni. Per la gioia del patron Moratti che negli ultimi anni ha investito tantissimo e che soltanto da questa stagione ha deciso di cambiare strategia e di controllare le uscite dal portafogli. Da rivedere anche la posizione dell'altra milanese, che sebbene abbia chiuso l'esercizio molto meglio dei "cugini" (si fa per dire, 79 milioni di euro il disavanzo), rimarrebbe fuori dai giochi senza alcuna possibilità di clemenza. Tuttavia, Sporteconomy non si è limitato a tirare le orecchie ai club che d'ora in poi dovranno rivedere i modi e i tempi del loro fare calcio. Ha fatto un passo in più, elencando le società che secondo i bilanci 2009-10 avrebbero ricevuto il pass dall'Uefa per partecipare a competizioni internazionali pur avendo i conti "in rosso". E quelle che Platini considera modelli da imitare. Vale a dire le società che a fine stagione hanno fatto registrare il segno + nella colonna che riporta il totale tra costi e ricavi.Rimandate dunque a settembre con qualche credito da recuperare, Olympique Lione, Paris Saint Germain, Shakhtar Donetsk, Schalke 04, Atletico Madrid e Juventus. Per la società torinese, meno 4,7 milioni di euro, ma conti sostanzialmente in ordine, come più volte dichiarato dalla famiglia Agnelli. Da applausi invece le prestazioni fuori dal campo di sei club che Sporteconomy segnala come i più virtuosi in materia di bilancio e di programmazione. Sopra tutti, l'Arsenal, con ben 112 milioni di euro di utile netto di esercizio. Per la serie, vincere si può anche con una squadra infarcita di giovani che quando diventano campioni vengono ceduti al miglior offerente. Seconda piazza, è una sorpresa, per il Real Madrid, con più 45 milioni di euro. Evidentemente, la potenza commerciale delle merengues è tale da potersi permettere ogni anno acquisti galattici che promettono spettacolo e tanti quattrini che ritornano grazie al marketing. Seguono Tottenham, Napoli, Bayern Monaco e Udinese. La società dei Pozzo, a onor del vero, viene segnalata "in pareggio". Applica la logica dell'Arsenal, fa bene e vola in alto. Con i numeri che tornano quasi sempre e fanno felice Platini.

«Sarà difficile obbligare i top club a tenere un profilo di maggiore austerity, anche perché si andrebbe in Europa contro le basilari leggi del libero mercato – spiega il direttore di Sporteconomy, Marcel Vulpis -. C'è poi da aspettarsi un "gioco di prestigio" sul tema dei cosiddetti costi virtuosi, quelli cioè relativi a investimenti su vivai, infrastrutture e stadi. Mi aspetto alchimie di bilancio proprio in questo settore. Nei prossimi due anni, con il supporto di consulenti ad hoc, i grandi club diventeranno a sorpresa virtuosi spostando una serie di costi proprio su questa area. A rendere debole l'idea di Platini c'è poi una considerazione finale. I debiti collegati alla gestione ordinaria sono sicuramente un problema, ma lo sono ancor di più quelli di medio-lungo periodo che in alcuni casi sono di grandi dimensioni. Lì, stranamente, nessuno dice nulla, anche perché non a caso sono spesso contratti con il sistema bancario domestico/internazionale».