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Melo: “Non solo un guerriero, ho qualità . Mancini mi ha chiesto una cosa: qui per…”

Felipe Melo ha concesso una lunga intervista a GloboEsporte, parlando del suo approdo in nerazzurro e delle sue caratteristiche in campo, che lo fanno amare subito dai tifosi: “Sono un pitbull perché mordo, mordo dentro al campo. Ma ora,...

Daniele Mari

Felipe Melo ha concesso una lunga intervista a GloboEsporte, parlando del suo approdo in nerazzurro e delle sue caratteristiche in campo, che lo fanno amare subito dai tifosi: "Sono un pitbull perché mordo, mordo dentro al campo. Ma ora, con Medel, siamo in due a mordere. Io sono venuto qui per dare una mano. Mi chiamano anche il comandante, ma questo è un soprannome per i tifosi. Noi siamo concentrati sul nostro lavoro, sul mordere dentro al campo, fare ognuno il proprio lavoro e passare il pallone a chi sa fare gol, Icardi, Jovetic, Perisic. E quando abbiamo l'opportunità, segnare anche noi".

VISIONE DEL CALCIO - "Il calcio, come ho già detto, è contatto. Se non vuoi il contatto, vai a giocare a tennis. Non entro mai per far male ad un giocatore e farlo star fuori sei, sette mesi. In Argentina si è vista l'entrata di Tevez su Ham. Questo non è mai successo ocn me. A Roma e Torino i giocatori sono sospesi per tre, quattro partite per una gomitata. Queste cose con me non sono mai successe, io non gioco un calcio scorretto ma il calcio che va giocato. Le entrate capitano e se devo fare un fallo tattico lo faccio".

MANCINI - "Conosce le mie qualità e le mie virtù, le persone parlano molto del Felipe guerriero, del Felipe che lotta, ma chi conosce il calcio sa che ho anche qualità. Non sarò mai un 10 ma Dio mi ha concesso una buona qualità nei passaggi. Sono un giocatore che può rubare palla e, invece di toccarla al compagno vicino, è in grado di fare un lancio lungo preciso, un buon cambio di gioco. E' questo che mi chiede. Ma è importante anche fare gruppo. Io ho già giocato in grandi club con grandi giocatori ma non c'era una famiglia e non abbiamo conquistato nulla. Posso prendere come esempio il mio primo anno al Galatasaray, che non era una squadra così forte sulla carta ma era una squadra coesa, unita e alla fine abbiamo vinto il campionato. E' questo che Mancini mi ha chiesto ed è questo che sto tentando di fare qui, di fare gruppo".