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Addio Fair Play, nasce la sostenibilità finanziaria: le nuove regole. Le italiane…

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Un nome diverso per il sistema Uefa che dal 1° giugno limiterà i costi dei club

Gianni Pampinella

Nuove regole legate a deficit, debiti e spese, dal 1° giugno via alla sostenibilità finanziaria decisa dalla Uefa. Addio al vecchio Fair Play, spazio a controlli più rigidi. La Gazzetta dello Sport illustra quelle che saranno le nuove regole. "L’obiettivo è la stabilità finanziaria di un sistema traballante dopo un decennio di conti positivi: il covid ha eroso lo stato patrimoniale senza però frenare i costi. Non è l’equilibrio competitivo il traguardo, come non lo era per le vecchie regole".

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"Il primo punto del nuovo sistema è la solvibilità. Tradotto: il pagamento puntuale dei debiti. La novità è che ci sono soltanto 90 giorni per estinguere un debito scaduto. Punto due: la stabilità finanziaria. Questa regola si applica a tutti i club con salari totali superiori a 5 milioni di euro. È la regola del pareggio del bilancio, però rivisitata: prima importava il conto economico (il deficit), ora si aggiunge lo stato patrimoniale (il patrimonio netto). Con il vecchio fair play era ammesso un deficit di 30 milioni in tre anni, coperto con aumento di capitale o donazione. Non si teneva conto delle “spese virtuose” (giovani, donne, stadi), dedotte interamente senza bisogno di copertura. Ora il deficit raddoppia: nel triennio sono ammessi 60 milioni. Bene? Sì, ma deficit e spese virtuose devono essere interamente coperte. Non è finita: se il patrimonio netto è negativo, questo dovrà migliorare del 10% annuo".

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"Terzo punto: il controllo dei costi. Prima lo slogan era: spendi quanto incassi. Adesso: spendi una percentuale di quanto ricavi. Vietato dall’Ue il salary cap, l’Uefa ha scelto una specie di “salary cap globale”, cioè il costo totale della rosa (la somma di stipendi, commissioni agenti e spese di mercato per giocatori e allenatori). Il numero magico è 70. Quali che siano le tre voci, il totale non può superare il 70% dei ricavi. Ma la cosa più importante è il controllo in tempo reale, nell’anno solare. Prima, invece, sforavi e solo dopo un anno si guardava il bilancio".

"Chi sgarra, paga. In passato c’erano i panel, il settlement e i voluntary, con discrezionalità e polemiche. Oggi c’è una griglia di sanzioni predefinite. Un club sa già cosa pagherà. Si parte con le punizioni finanziarie. La multa sarà progressiva, in relazione a violazione e recidiva, dal 10% al 100% dello sforamento. E sarà più alta che in passato quando al massimo azzerava i premi Uefa. Se la multa non basta, sanzioni sportive: rosa ridotta; divieto di impiego dei nuovi acquisti; penalizzazione punti; esclusione".

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"Le società saranno quindi valutate su diversi parametri: il deficit e il debito (solvibilità) e le spese (controllo costi). 1) Se le spese superano il 70% dei ricavi, è molto probabile che queste maggiori spese risultino in un disequilibrio economico e una diminuzione del patrimonio. Ora mettiamo che un emiro, potendo prosciugare un pozzo di petrolio, voglia spendere senza limiti e rifinanziare. Non può. Con il limite massimo di 60 milioni delle perdite e il limite del 70% della spesa, avrebbe subito sanzioni finanziarie e sportive come da griglia. 2) Se le spese invece non superano il 70% dei ricavi, ma il debito aumenta, in questo caso si ricorre al settlement agreement come era in passato".

"La “sostenibilità finanziaria” entra in vigore il 1° giugno per gradi. Riguardo alle spese: nel 2023 sarà ammesso il 90% dei ricavi, nel 2024 l’80% e solo nel 2025 il 70%. Il primo bilancio triennale riguarderà il 2022-2025. In pratica è il 2025 l’anno zero. Tre anni per riequilibrare i conti, ridurre le perdite e ricapitalizzare. In Italia, dove i costi del mercato sono cresciuti più che in tutta Europa, Premier esclusa, avremo problemi".

(Gazzetta dello Sport)

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