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Almeyda: “La Lazio può farcela, ha grandi talenti. Ma Conte è l’arma in più dell’Inter”

L'ex centrocampista di Lazio e Inter ha parlato della grande sfida di domenica sera allo Stadio Olimpico

Andrea Della Sala

Domenica sera la grande sfida tra Lazio e Inter. In vista del big match, La Gazzetta dello Sport ha intervistato il doppio ex Matias Almeyda:

Sfida scudetto, chi vince?

«La Lazio può farcela, è aggressiva, dinamica, forte. Ha grandi talenti come Luis Alberto e Correa, ma Conte è l’arma in più dell’Inter. Non mi sbilancio…».

Che ne pensa di Inzaghi?

«Mi emoziona, la nostra Lazio è simile alla sua. Spero vinca lo scudetto. Simone era tranquillo, oggi sembra un altro. I pazzi eravamo noi argentini».

Ecco, ci spieghi quel gol al volo a Buffon

«Ci ho ripensato mentre guardavo Parma-Lazio. È stato il gol più bello della mia carriera, Gigi era incredulo. In allenamento ci provavo sempre ma la palla finiva fuori, ridevano tutti. Anche il vice di Eriksson, Tord Grip. Un giorno gli dissi che prima o poi avrei segnato».

Che anni, quelli alla Lazio.

«Un’oasi. A Roma mi tatuai l’indio sul braccio perché mi sentivo a casa. L’Almeyda migliore di sempre si è visto lì. Ho vinto sei trofei in 3 stagioni».

Nel 2002 l’Inter, bilancio?

«All’inizio tutto bene, ero tornato ai miei livelli. Poi mi ruppi tibia e perone. È lì che iniziarono i problemi di depressione, pensai di mollare, non ero sereno, ma alla fine mi ripresi. C’erano grandi campioni come Crespo, Zanetti, Batigol. Ho giocato il derby d’Italia contro la Juve, ho indossato una maglia storica, peccato non aver vinto. È l’unico rimpianto».

Il suo Lazio-Inter in una foto?

«21 dicembre 2003, compivo 30 anni. Trefoloni estrae il rosso e mi caccia, ma io gli strappo il cartellino dalle mani e si scatena un putiferio».

Un sogno?

«Allenare la Lazio. Ora c’è Simone, spero resti lì per altri dieci anni, ma il giorno in cui si stufa, io ci sono (ride ndr)!».

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