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Andreazzoli: “Paredes come Pirlo e Bennacer. Può giocare in varie posizioni, ma il suo limite…”

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L'allenatore ha parlato del centrocampista argentino, accostato all'Inter, ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport

Alessandro De Felice

Aurelio Andreazzoli, ex allenatore di Empoli e Genoa, ha commentato le ultime indiscrezioni circa il passaggio di Leandro Paredes dal Paris Saint-Germain all'Inter e il possibile ritorno in Italia. Il tecnico ha parlato alla Gazzetta dello Sport del centrocampista argentino, che - ai tempi della Roma - vide arrivare da ventenne.

"Nonostante fosse molto giovane, già quando è arrivato dimostrava la serietà e la maturità di chi a quell’età era già padre. Comportamenti da “10”, ottima caratteristica in relazione alla capacità di vedere la porta e cercarla anche da lontano. Di sicuro incidono sempre le doti morali e caratteriali, la capacità di sacrificio, la partecipazione, la velocità di pensiero, un’ottima tecnica e un fisico che permette di ‘incontrare’. Forse il limite poteva essere che non era velocissimo, ma è sempre stato molto veloce di pensiero, e questo lo ha aiutato tornando qualche metro indietro quando è andato a Empoli, esperienza eccellente".

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Tra Argentina, Zenit e Psg poi si è ritagliato una dimensione internazionale: com’è cambiato da allora?

"La Serie A italiana è quella che ti dà una collocazione, se riesci qua a ritagliarti uno spazio - in particolare in quel ruolo - vuol dire che hai già una tua dimensione. Poi la crescita che deriva dall’esperienza arriva soltanto con l’età e la frequentazione non solo di campionati ma anche di compagni di alto livello che ti fanno crescere. Alla Roma era un po’ chiuso, l’esperienza di Empoli è stata decisiva: se si ha la fortuna di trovare qualcuno che trova la posizione giusta per farli esprimere al meglio, poi esce fuori totalmente il calciatore con le sue prerogative".

In quale ruolo può dare il meglio?

"Dipende dai compagni che ha vicino: se sono due mezzali, se uno dei due può trasformarsi in trequarti… È uno dei tanti giocatori, come Pirlo nei suoi primi anni o Bennacer con me a Empoli, che è arrivato trequartista e poi nel tempo si è trasformato. Tornare dietro le punte? Non è che i giocatori perdono la memoria. Ma potersi adattare in più posizioni all’interno del reparto è un vantaggio che alcuni calciatori riescono a dare. E lui è tra questi".

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