Dalle pagine de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Roberto Beccantini analizza il momento dell'Inter a pochi giorni dalla sfida con la Juventus: "In attesa del braccio di ferro che Gianni Brera definì il derby d’Italia, incuriosisce la «juventinizzazione» dell’Inter cinese. Stiamo parlando di mentalità, di spirito, di approccio, con tutti i distinguo che la storia e le strategie giustificano. I confini dell’analisi sono Cagliari-Juventus 0-2 della stagione scorsa e Cagliari-Inter 1-3 di sabato 25 novembre, nonché la doppia trasferta al San Paolo, Napoli-Inter 0-0 il 21 ottobre e Napoli-Juventus 0-1 il 1° dicembre. Non sono tracce vaghe.
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Beccantini (GdS): “Inter juventinizzata? Con Spalletti è meno pazza e…”
Il commento sull'Inter di Spalletti da parte del giornalista della rosea
Con Luciano Spalletti, la «pazza» Inter è molto meno pazza di quanto non affiori dall’archivio. Non perde mai, ha trovato una formazione stabile che, viceversa, Madama ha smarrito o patteggiato con il mercato e il calendario. Ha alzato lo zoccolo di giocatori italiani (quattro di media: Danilo D’Ambrosio, Davide Santon, Roberto Gagliardini, Antonio Candreva), proprio nel periodo in cui a Torino l’hanno abbassato.
Un dicembre fa, la Juventus era prima con 36 punti e già tre sconfitte. Gol fatti, 32. Gol subiti, 13. Oggi, l’Inter è prima con 39 punti e zero sconfitte (l’unica). Gol fatti, 33. Gol subiti, 10. Nel ricostruire dalle macerie, Antonio Conte aveva privilegiato la robustezza della difesa, missione che Massimiliano Allegri ha raccolto e adeguato ai propri gusti. È il lavoro che sta facendo Spalletti al di là del modulo di gioco, difesa a quattro, a tre o a «tre e mezzo»: cura dei dettagli; grandi portieri in comune - Gigi Buffon, Samir Handanovic - e poi una signora coppia al centro del fortino, Miranda e Milan Skriniar, nel segno della celeberrima Bbc che fu.
L’Inter spallettiana sa decorare il sodo al quale bada. Come vinse la Juventus a Cagliari? Per una ventina di minuti patì la baldanza degli avversari, salvo poi passare alla prima, vera, occasione (lancio verticale di Claudio Marchisio, scavetto di Gonzalo Higuain). Come ha vinto l’Inter a Cagliari? Soffrendo per una ventina di minuti l’arrembaggio dei rivali, salvo poi colpirli alla prima, vera, azione (cross di Antonio Candreva, sponda di Ivan Perisic, zampata di Mauro Icardi).
Al San Paolo, risultato a parte, sia Juventus sia Inter hanno applicato un sofisticato e micidiale «catenaccio camuffato», parole e musica di Ottavio Bianchi, imbottigliando il tridente leggero di Maurizio Sarri. Inoltre: qual è stato il marchio di fabbrica della Tiranna? La fisicità. La solidità. La concretezza. Come raccontiamo l’Inter attuale? Come una squadra fisica, solida, concreta. Paradossalmente, l’ultima Juventus tende a scopiazzare gli eccessi dell’Inter d’antan, nel senso che viaggia sulle montagne russe, confusa, alla ricerca di un assetto plausibile. Frequenta tabellini quasi zemaniani. Il sacco di Napoli è l’eccezione, non più (o non ancora) la regola.
Altro punto di continuità, i gol dei centravanti, al netto del numero e dell’incidenza (Icardi 16 su 33, Higuain 9 su 41). In compenso, elementi di cesura sono gli organici; le coppe europee, alle quali l’Inter non partecipa: una ferita che, a primavera, potrebbe trasformarsi in un prezioso cerotto; e Paulo Dybala, un «dieci» che scalpita per abitare in area e non in periferia, come invece piace al piano regolatore di Allegri. Un tipo così, nella rosa dell’Inter non figura.
Handanovic e Icardi sgobbano ad Appiano da anni, Spalletti da luglio. Non sono un fanatico del ruolo dell’allenatore, ma qualcosa vorrà pur dire".
(Fonte: La Gazzetta dello Sport 7/12/17)
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