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Cairo: “Ripresa? Comunque a porte chiuse. Lotito e De Laurentiis? Se poi esplode il virus a Fondi…”

Il presidente del Torino ha parlato ai microfoni de' La Stampa in un'intervista esclusiva

Alessandro De Felice

Urbano Cairo, presidente del Torino, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa, pubblicata nell'edizione odierna. Il numero uno del club granata ha parlato del stop del campionato e delle conseguenze economiche del blocco per fermare l'epidemia di Coronavirus: "Ci sta che la politica abbia sbagliato qualche mossa all’inizio, ma dopo la guerra questa è l’emergenza più dura da combattere. Se era così difficile bloccare tutto subito? No, ma sono subentrati gli egoismi dei Paesi. Che allora, si sentivano immuni dal contagio e vedevano in difficoltà solo l’Italia. L’Uefa ha cercato di preservare coppe ed Europei con motivazioni sportive e soprattutto economiche, poi si è dovuta arrendere quando si sono resi conto che il virus non era solo un’emergenza italiana. Anzi, il resto del mondo si è adeguato a noi".

"Questa emergenza ci ha compattato, c’è più unità di prima. Molti falchi sono diventate colombe anche se è rimasto qualcuno che vuole fare il fenomeno, che rompe il fronte per avere vantaggi. Furbizie, atteggiamenti di piccolo cabotaggio. Non è il momento".

"De Laurentiis e Lotito parlano di ripresa degli allenamenti: perché? Lo chieda a loro. Solo, mi sembra una follia sostenere una tesi sulla base dei dati del contagio. Dire 'la mia regione non ha problemi' con una situazione così in evoluzione è una frase infelice. Poi esplode il virus a Fondi e allora... Immagino per interessi sportivi. Forse per avvantaggiarsi nella preparazione".

"Terminerà questo campionato? Inutile avventurarsi in previsioni, davanti a una pandemia noi non possiamo che navigare a vista. Fissare un inizio o una fine ora è senza senso, ma nel caso riprendessimo l’ipotesi porte chiuse è la più probabile".

"Il taglio degli stipendi ai calciatori sarà inevitabile. Siamo di fronte a un problema di sistema che rischia di implodere senza accorgimenti importanti. Credo che i calciatori siano i primi a non volerlo, sono ragazzi che hanno testa. Qui bisogna limitare i danni, poi si penserà alla ricostruzione economica. Del calcio come di tutti gli altri settori".

"Al Governo chiederemo di aiutarci. Direttamente o indirettamente. Altrimenti molte società di calcio rischieranno il fallimento. Come? Con agevolazioni fiscali, con norme più agili per la costruzione di nuovi impianti. E con il possibile cambio della legge sul betting che vieta alle agenzie di scommesse di investire nel calcio".

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