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Chiambretti: “Conte sempre un vincente. Finale col botto? Ringraziamo Calvarese”

Chiambretti: “Conte sempre un vincente. Finale col botto? Ringraziamo Calvarese”

La Gazzetta dello Sport ha intervistato il conduttore di Tiki Taka che ha parlato della vittoria dell'Inter di Conte

Andrea Della Sala

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il conduttore di Tiki Taka Piero Chiambretti ha parlato del campionato vinto da Conte con l'Inter e non solo, anche dell'ultima gara con la Juve:

Chiambretti, un finale col botto...

«C’è da ringraziare Calvarese perché con quell’errore all’ultimo minuto di Juve-Inter ha fatto sì che le potenziali squadre da Champions se la debbano giocare nell’ultima giornata. C’è la Juve che è sempre la Juve. Quindi, Milan, attenzione. Certo, per i risultati del girone d’andata e parte di quello di ritorno, sarebbero i rossoneri a meritare».

E poi c’è l’Inter di Conte, che la pratica scudetto l’ha archiviata da tempo. Era così scontato?

«Nessuno regala niente, Conte aveva una squadra costruita per vincere ma ha dovuto sudarsi il suo lauto compenso. Non è scritto da nessuna parte che chi è pagato per vincere vinca, quindi ha dimostrato di essere un vincente e che è il miglior allenatore italiano».

 Getty Images

Giochiamo a dare degli Oscar. Partiamo da quello al miglior giocatore.

«Ibrahimovic, a parte Sanremo in cui non era lui, era un Ibra col gobbo, col suggeritore. Sul campo invece dà speranza a tanti giocatori per la longevità, ma anche ai tifosi che magari come me hanno l’artrite e vorrebbero ancora giocare a calcetto. È una benedizione».

Premio per la migliore squadra?

«Se la giocano il Napoli di Gattuso e l’Atalanta di Gasperini. Diversissimi, con due tecnici che sanno il fatto loro: outsider entrambi. Sono partiti coi favori della critica, hanno saputo confermare le aspettative».

Il miglior presidente?

«Anche per muovere un po’ le carte dico Rocco Commisso, un personaggio inedito, senza filtri, con quel linguaggio italo-americano. Persona appassionata e fuori dagli schemi».

Dopo il Covid, che lei ha vissuto da vicino, può essere l’anno zero per il pallone?

«Vedere il pubblico al Mapei mi ha fatto un certo effetto. Se ripartenza sarà, lo sarà a partire dalla gente. Certo, le vere conseguenze della pandemia sono ancora da scoprire, come per i malati di Covid che non conoscono i possibili effetti futuri sul proprio corpo. Ma prima di una grande rinascita il calcio deve darsi una regolata. Forse sarà un mercato di scambi, come con le figurine, più che di soldi. Anche se poi leggi cifre come quelle di Donnarumma, Conte, Mourinho...».

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Già, Mourinho. Con lui, nel 2009, ha scritto una pagina di storia della tv.

«Credo che i media in generale siano impoveriti dalla sua mancanza da 11 anni. E lui sarà forte sempre, in campo e fuori, in conferenza stampa con la difesa dei giocatori e con l’attacco agli arbitri: è già tutto scritto. E poi è brillante, bello, antipatico, simpatico. Fortunato, vincente, perdente: è un bignami del calcio. Un bis in tv con lui? Non so, oggi, se Tiki Taka sarà confermato, ma se così fosse, con Mourinho e il pubblico posso già garantire un’edizione molto forte. Non dipende da me, anche le tv hanno sentito il contraccolpo della pandemia».

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