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Conte-Gasperini, due modi diversi di vedere il calcio. “Ma una cosa li accomuna”

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Il Corriere dello Sport in edicola oggi propone un confronto tra Conte e Gasperini che si affronteranno lunedì in una sfida decisiva

Matteo Pifferi

"Allenatori prima di esserlo per contratto. “Giocando a centrocampo capisci meglio le dinamiche di ogni reparto” Giovanni Trapattoni dixit. È una questione di impronta (più che di feeling, secondario) e Antonio Conte e Gian Piero Gasperini, domani uno contro l’altro, le loro squadre le hanno marchiate. Sono allenatori soli al comando, non ammettono interferenze, non hanno mezze misure. Cresciuti con una visione più ampia, lavorano sui loro giocatori sullo schieramento in campo e sull’approccio mentale". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito alla sfida tra Inter e Atalanta, con l'incrocio tra Conte e Gasperini che hanno due modi quasi opposti di interpretare il ruolo di allenatore e di leggere le partite.

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Origini e tattica

Gasperini e Conte sono accomunati dal fatto di aver avuto una lunga militanza nella Juve: il primo, però, non ha mai giocato in prima squadra, il secondo è diventato una bandiera, giocandoci per 13 anni e avendola allenata per altri 3. Sia Conte che Gasp predispongono le proprie squadre con una difesa a 3, anche se l'approccio è differente: "Il 3-5-2 di Conte è principalmente un modo di difendersi meglio; il 3-4-1-2 di Gasperini è un modo di attaccare meglio. Per capirci. Superata la prima linea avversaria, i difensori dell’Inter (Bastoni e Skriniar) avanzano oltre il centrocampo in fase di appoggio, ma non attaccano l’area se non sui calci piazzati. Quelli dell’Atalanta invece seguono l’azione inserendosi come se fossero centrocampisti", commenta il Corriere dello Sport che poi confronta il 'solidismo' di Conte contro il 'tuttocampismo' di Gasperini.

Esterni decisivi e carattere

Nel pensiero tattico di entrambi gli allenatori, gli esterni di centrocampo rivestono un ruolo chiave. "Nel caso di Conte sono esterni di “servizio”, mentre per Gasperini l’allargamento del gioco su di loro è fondamentale per sgomberare il centro e/o per mandarli in gol: Gosens ha segnato 9 gol. Negli anni Conte ha rivisto la sua opinione sugli attaccanti. All’inizio cercava la rete equamente divisa e non amava il goleador, da Tevez in poi ha cambiato idea. Gasperini gli attaccanti, da Borriello a Zapata, li ha sempre fatti rendere", evidenzia il quotidiano che invece confronta i due caratteri, non così diversi: "Sono due uomini di carattere. A volte troppo, a volte esagerano, a volte finiscono a guardare le partite dalla tribuna. Sono affilati con i loro e con i nemici, siano arbitri, avversari sul campo o giornalisti impertinenti. Non le mandano a dire, per questo o li ami o li odi. La panchina per loro è un luogo di sofferenza e furore. Allenano prima l’atteggiamento dello schieramento. Con loro non è sotto pressione solo il fisico, ma anche la testa. Chiedono assoluta fedeltà e totale dedizione al lavoro. Conte crede nell’organizzazione e nei nomi. Gasperini crede nell’organizzazione ma non nei nomi", la chiosa del quotidiano.

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