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Crespo: “Chi critica Lautaro capisce poco di pallone. Ha solo bisogno di una cosa”

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Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Hernan Crespo ha parlato così del momento di difficoltà di Lautaro Martinez

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Hernan Crespo ha parlato così del momento di difficoltà di Lautaro Martinez:

"Chi critica Lautaro capisce poco di pallone, questo mi sento dirlo chiaro e tondo".

E allora da che cosa dipende questa astinenza?

"Nella carriera di un attaccante ci sono sempre periodi più o meno prolifici. Capita che tocchi un pallone solo in tutta la partita e fai il gol della vita, e capita che anche se tiri dieci volte in porta non la butti mai dentro. Ci sono passato da queste situazioni, parlo a ragion veduta".

D’accordo, però Lautaro non è più Lautaro. Concorda?

"Chiediamoci, piuttosto, se l’Inter è ancora la stessa Inter. Un attaccante, molto di più di altri giocatori, dipende dalla manovra della squadra, dai movimenti dei compagni, dai loro suggerimenti. Siamo certi che l’Inter, in questo periodo, stia giocando come faceva nella prima parte della stagione? Se ha perso contro il Milan, se ha pareggiato a Napoli, se ha perso contro Liverpool e Sassuolo, non sarà mica soltanto colpa di Lautaro, no?"

Che cosa serve a Lautaro per sbloccarsi?

"Troppo facile: un gol. Ne fa uno e poi ne segna sette o otto di fila. Vedrete... Questo è un attaccante fortissimo, cercato dai principali club europei che ha fatto la precisa scelta di voler rimanere all’Inter per completare il suo percorso di crescita. Io lo seguo e, anche se a distanza, lo coccolo. In area di rigore è micidiale. Calcia bene di destro e di sinistro. E’ bravo di testa e in acrobazia. Certo, adesso vive un periodo di appannamento, ma non ha mica perso le sue qualità".

Invece spesso viene sostituito.

"Non giudico le scelte dell’allenatore, che tra l’altro è Simone Inzaghi, cioè un mio amico. Se lo toglie, avrà i suoi motivi. Io so che nel primo periodo a Parma, appena sbarcato dall’Argentina, il pubblico del Tardini mi fischiava e Ancelotti mi faceva giocare lo stesso. Imponeva la mia presenza e così mi dava fiducia. E piano piano mi sono sbloccato e ho cominciato a segnare. Ora, Lautaro è in Italia da un po’ di tempo, questo è vero, ma in un periodo buio chiunque deve essere sostenuto e deve sentire l’appoggio dei compagni, dei dirigenti, dell’allenatore e del pubblico. Metterlo sul banco degli imputati non può che creare altri guai".

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