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Di Canio: “Inter, così puoi battere il Liverpool. Barella out? Vidal fa tremare”

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Le parole dell'ex calciatore: "Visto che la perfezione non esiste, all’Inter può bastare essere “quasi” perfetta contro una vera macchina da guerra"

Marco Astori

INTER-LIVERPOOL

"Spavalderia e realismo, solo così si può fare". Apre così l'intervista concessa ai microfoni di Sportweek, da Paolo Di Canio, ex calciatore e oggi commentatore per Sky Sport della Premier League, in vista della grande sfida di martedì sera tra l'Inter e il Liverpool di Champions League. Queste le dichiarazioni di Di Canio in merito al match.

Di Canio, dura ma possibile quindi?

"Certo, tra l’altro la partita arriva in un periodo particolare. Fosse stata a ottobre o a novembre, quando le inglesi si esprimono al massimo, avrei dato meno chance all’Inter che ha, comunque, una dimensione internazionale: ha perso col grande Real solo per mancanza di malizia, non certo per idee e gioco. A questo punto della stagione, però, tutto è diverso e anche il Liverpool ha piccole crepe in cui infilarsi. Fateci caso, le azioni che il Liverpool subisce quest’anno sono sempre le stesse...".

Quali di preciso?

"Due anni fa la difesa era impenetrabile, Van Dijk aveva portato a una crescita clamorosa di tutta la linea. Dal rientro dall’infortunio (nell’ottobre 2020 si ruppe il legamento crociato del ginocchio destro e tornò in Premier nell’agosto dell’anno scorso; ndr), l’olandese resta sempre eccellente, ma non è lo stesso di prima e la squadra concede di più. Quest’anno le azioni pericolose che subisce il Liverpool sono sempre le stesse: lanci verticali dietro alla schiena e i difensori che scattano in ritardo. È lì, in questo calo di attenzione, che l’Inter può infilarsi. Guardiamo pure il body language di Van Dijk: un tempo muoveva le braccia per stringere i terzini e faceva sembrare normale una difesa in inferiorità numerica, quest’anno invece si lamenta, sbatte le mani sulle cosce come a voler dare le colpe agli altri. E poi non sappiamo come staranno quegli altri due attaccanti stratosferici…".

Già, come influirà il ritorno di Mané e Salah dalla finale di Coppa d’Africa?

"Anche senza di loro, il Liverpool ha spinto forte, ma si notava l’assenza delle due frecce più appuntite. Hanno tempo per recuperare, però arrivano da un clima completamente diverso. E poi non sai come sarà la loro testa, sia quella di chi ha vinto, cioè Mané, sia quella di chi ha perso, Salah. Anche se parliamo di campioni, non è così scontato che si risintonizzino subito".

COME VINCERE

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Allora che cosa dovrebbe fare l’Inter per spuntarla?

"Visto che la perfezione non esiste, all’Inter può bastare essere “quasi” perfetta contro una vera macchina da guerra. Gli esterni, Perisic e Dumfries (o Darmian), saranno chiamati a un lavoro abnorme: devono spingere, fare pressing offensivo, provare a “tirare il collo” ai terzini avversari, ma poi devono recuperare immediatamente la posizione perché altrimenti il Liverpool salta la linea di centrocampo e, in un attimo, manda subito Mané e Salah all’uno contro uno. Bastoni e Skriniar sono due difensori fortissimi, però non hanno le capacità strutturali per fermare le sterzate e le controsterzate di quei due. E poi vietata la sufficienza là in mezzo…".

Vede questo rischio?

"L’Inter deve avere il coraggio di palleggiare in faccia al Liverpool, ma senza perdere palloni sanguinanti perché poi quelli ripartono e… ciao ciao. Calhanoglu e Brozovic non possono quindi permettersi tocchetti inutili e banali: siano spregiudicati senza perdere efficacia. Io immagino una traccia interessante di passaggio per Dzeko abbassatosi in posizione un po’ decentrata. Costringerebbe Van Dijk a uscire e, se in quel momento Lautaro riempisse l’area e gli esterni partissero, potrebbero crearsi pericoli. Certo, se dovesse crearsi una situazione di questo tipo, bisognerebbe capitalizzare al massimo. La 'quasi' perfezione di cui parlavo dipende dal cinismo".

Ma come la mettiamo con l’assenza di Barella, sia a Milano sia a Liverpool?

"Era l’unico interista capace di correre ai loro ritmi, il solo altrettanto reattivo e muscolare: un giocatore fatto e finito per la Premier. Inutile girarci intorno, è una perdita pesantissima che responsabilizza ancora di più i compagni di reparto, che sono giocatori più tattici ma non recuperatori aggressivi. Un peccato che manchi il 'rotweiler', quello che ha arroganza positiva nello scontro".

Al posto di Barella? Gagliardini troppo compassato, Vidal non è più reattivo come una volta... Le piacciono le soluzioni per sostituirlo?

"Dando per scontato che Inzaghi non cambi modulo, Gagliardini è un buon giocatore, ma forse troppo compassato per un rivale così: quelli ti mangiano se perdi palla! E poi c’è Vidal, che mi fa tremare ancora di più: magari fa la partita della vita e torna quello di sei anni fa, ma potenzialmente può andare in enorme affanno. Lo stiamo vedendo, non è reattivo come un tempo: a volte si addormenta, perde palla, fa fatica anche solo per mezzora a tenere la posizione. Gli inglesi non avranno più gli stessi ritmi per 95 minuti consecutivi, ma fanno comunque folate di 5-10 minuti altrettanto devastanti. Sono abituati a prescindere dall’avversario e dai loro assenti, l’abbiamo visto a San Siro contro il Milan: con la seconda squadra hanno dominato lo stesso".

Le due squadre hanno in comune il fatto di trovare registi alternativi già in difesa?

"Van Dijk taglia il campo con rasoiate di 50 metri per isolare Mané e Salah sugli esterni, è lui il primo creatore. Insieme, sulla fascia destra, ad Alexander-Arnold che ha colpi da giocatore raffinato, mentre il suo alter-ego a sinistra Robertson è più un’ala, con meno tocco ma altrettanta cattiveria. Il Liverpool in certi meccanismi di costruzione si trova sempre, ma anche l’Inter sa farlo con Bastoni, bravissimo nel portare palla sulla trequarti. Anche lui col Liverpool deve provarci senza paura, ottimizzando la giocata: se devi perdere palla, meglio farlo per un tentativo di imbucata che per un ricamino sterile. E poi, altro dettaglio, bisogna tirare: Alisson ha ricominciato a fare qualche errorino".

Vede qualcosa di Klopp nel suo amico Inzaghi?

"Direi nulla. Sono totalmente diversi per carattere e non solo per sistema di gioco. Klopp è il leader che trascina fino alla morte, è empatico e fisico, sembra quasi “scontrarsi” positivamente con i suoi per caricarli. Anche le indicazione che dà in partita non sono quasi mai di ordine tattico visto che la squadra ha già un addestramento feroce. Inzaghi non è quel tipo di allenatore così “energetico” e tutti i richiami dalla panchina sono soprattutto tattici. Ora sta crescendo alla grande e ha l’occasione per un altro step: i complimenti a volte non bastano, passare il turno è decisivo come segnale al mondo esterno".

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