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Vi conoscete di persona?
—"Purtroppo non abbiamo ancora avuto l'occasione di presentarci, anche se ci siamo scritti su Instagram e ci siamo intravisti in un paio di occasioni".
E con i giocatori dell'Inter?
—"Non mi piace disturbare la gente, ma di base sono in contatto con Dimarco e Bastoni e fino agli anni scorsi ero abbastanza amico di Ranocchia e Padelli. Non ci sentiamo tutti i giorni, con tutti gli impegni che hanno...".
Cosa ne pensa di questa Inter?
—"È stata una grande sorpresa, piacevole. Per come è iniziato l'anno avremmo potuto pensare a tutto tranne che si sarebbe arrivati a questo punto. E manca ancora la partita più importante. Sicuramente dopo lo scudetto finito al Milan ci aspettavamo un campionato più combattuto: così non è stato, ma è stato compensato dalle coppe. In particolare le semifinali contro il Milan sono state la rivincita per il 2003, quindi la nostra finale. Tutto quello che arriva in più, sarebbe tanto di guadagnato".
C'era più paura di perdere o più voglia di vincere?
—"Non voglio fare il leone: avevo più paura di perdere, perché c'ero già passato e sapevo a cosa sarei andato incontro in caso di sconfitta. Però ero anche consapevole delle potenzialità dell'Inter e del fatto che stavamo affrontando una squadra alla portata. Eravamo in un momento migliore a livello di condizione fisica e mentale e siamo riusciti a sfruttarlo".
Con quale atteggiamento si prepara al Manchester City?
—"Ne parlavo con un amico interista con cui ho fatto anni in curva allo stadio: siamo tranquilli, non la stiamo vivendo con ansia o come un'agonia. Intanto siamo in finale e ci siamo arrivati con merito e un po' di fortuna, ma non abbiamo nulla da perdere: andiamo a Istanbul a giocarcela cercando di vincere..."
...Mentre per loro è un'ossessione?
—"È da anni che cercano di costruire una squadra per arrivare a vincere la Champions League, ma non ci sono ancora riusciti. Quindi per loro perdere sarebbe un fallimento. Ci rimarrei male se perdessimo, ma siamo consapevoli di essere meno attrezzati: siamo meno forti, ma giocheremo senza paura".
Il giocatore preferito?
—"Sono un fan di Barella da quando era a Cagliari. Vederlo all'Inter era il mio sogno e ora sono anni che fa sempre meglio: credo sia tra i cinque migliori centrocampisti al mondo".
Chi porterebbe su un palco?
—"Probabilmente Dimarco per la carica che ha nel coinvolgere il pubblico nei cori. E poi andrei in vacanza con Onana e Dumfries, due personaggi..."
C'è dell'Inter nella musica del Pagante?
—"Scrivo canzoni da quando andavo alle scuole medie, quindi una cifra di anni: ovviamente si è condizionati dalle passioni e dalle esperienze. Cerco di portare le mie influenze nei testi, quindi nei brani del Pagante ci sono tanti riferimenti calcistici: non solo sull'Inter, avrebbe significato limitarsi sui tifosi delle altre squadre. Tutta la mia passione per l'Inter l'ho messa nel brano che ho fatto uscire a nome mio, Noi Siamo l'Inter e ho deciso di concentrare tutto il mio amore in una canzone che si staccasse dal mondo del Pagante".
Un giocatore che le piacerebbe avere all'Inter?
—"Ne scelgo uno funzionale al 3-5-2 perché rimarremo a giocare con Inzaghi: vorrei il ritorno di Hakimi. Non che Dumfries non mi piaccia, perché è forte e divertente, ma Hakimi sarebbe l'unico sfizio che mi toglierei. Negli altri ruoli siamo forti".
Schiviamo i pronostici: un augurio che le va di fare all'Inter?
—"Innanzitutto è già un sogno poter andare lì e poter vedere la seconda finale di Champions League della mia squadra del cuore, perché ci sono tifosi a cui non capita mai. Ovviamente c'è un briciolo di speranza di tornare a casa vincitori ed è giusto che lo abbiamo tutti quanti".
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