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Ferri: “Mi porto nel cuore uno Juve-Inter particolare: eccolo. Anche se confesso che…”

Le parole dell'ex nerazzurro

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Riccardo Ferri, ex difensore dell'Inter, ai microfoni del sito ufficiale del club. Il primo argomento affrontato è stato il suo inizio di carriera: "Adesso c'è da non crederci, ma una volta era proprio così. Soprattutto se avevamo la partita in casa la domenica, e non importa che fosse una sfida qualsiasi o Inter-Juventus: stavamo in ritiro, arrivavano i nostri amici, si giocava alla carte, a biliardino, a biliardo. Sembrava di stare all'oratorio, era un calcio diverso. Non capitava tutti i giorni che un ragazzino di paese finisse nel settore giovanile dell'Inter. Le emozioni di quei giorni le rivivo ancora oggi, vividissime. Non gli faceva certo strano, quindi, preparare una sfida importante nella maniera più naturale possibile. Quello resta il periodo più bello della mia vita".

Non sono mancati gli ostacoli: "Mi ruppi un braccio, una frattura brutta e scomposta. C'era la possibilità che non tornassi più a giocare, invece esordii con l'Inter l'11 novembre 1981, con Bersellini".

Juve-Inter, una sfida mai banale: "Quella di Torino è sempre stata una trasferta tosta, la Juventus ha sempre lasciato poco agli altri sul suo terreno di gioco. Una sfida complicata, allora come oggi: dal punto di vista caratteriale, tecnico e tattico. Anche se, lo confesso, la sfida che mi esaltava, che mi faceva emozionare più di tutti, era per forza di cose il derby con il Milan. Per me, interista, era il massimo. A 21 anni mi sono ritrovato a marcare Platini, poi mi toccavano sempre gli attaccanti più rapidi e insidiosi, come Paolo Rossi, Rui Barros o Ian Rush. Mi porto nel cuore l'Inter-Juventus dell'11 novembre 1984. Vincemmo 4-0, una partita dominata, con tre gol di testa su quattro. Segnammo io, Rummenigge (due volte) e Collovati. Il gol non me lo posso dimenticare, il mio primo in Serie A, per giunta contro la Juve: punizione dal lato sinistro dell'area, cross di Brady. Io avevo forza e talmente tanta esuberanza che saltai più in alto di Rummenigge, anticipandolo. Poi corsi ad abbracciare il mio mentore e riferimento, Gian Piero Marini. Con il quale, poi, nel '94, mi congedai dall'Inter con la Coppa Uefa".

E sulla gara di domenica, che si giocherà a porte chiuse: "Doveroso, perché la salute deve essere messa al primo posto. Non mancheranno le motivazioni, perché se è vero che è sicuramente diverso dalle sfida con il pubblico, resta un crocevia importante per il campionato. Analogie coi miei tempi? Sì, ci sono. Il calcio ovviamente è cambiato, ma tutti i centrali dell'Inter hanno dimostrato di avere delle capacità tecnico-tattiche fuori dal comune".

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