L'UEFA ha aperto un procedimento per il mancato rispetto dei paletti del Fair Play Finanziario nei confronti dell'Inter e di altre società italiane e straniere. Ma, secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, è poco più di un atto dovuto. "La regola cardine del Fair Play Finanziario si chiama break-even rule (pareggio di bilancio). Obbliga a coprire almeno i costi con i ricavi senza ricorrere a ricapitalizzazioni dell’azionista per sanare le perdite con uno sforamento massimo di 30 milioni in tre anni. Acqua fresca pensando alle centinaia di milioni di perdite che le società stanno accumulando".
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L'UEFA ha aperto un procedimento per il mancato rispetto dei paletti del Fair Play nei confronti dell'Inter e di altre società italiane e straniere
"La verità è che non si può imporre il pareggio a un’industria che soffre dell’improvvisa evaporazione dei ricavi. Il grosso si deve al crollo del player trading dovuto alla rarefazione degli scambi sul mercato e alla generale perdita di valore dei cartellini. In assenza di asset materiali come lo stadio e di un brand capace di generare ricavi commerciali da sponsor e merchandising, sono spesso i calciatori l’unico bene di proprietà. Un bene costoso, deperibile, volatile. In queste condizioni, prescindere dal contributo degli azionisti è impossibile. Nel panorama dei club europei qualcuno ha fatto ricorso alle ricapitalizzazioni (la Juve: 700 milioni in due anni) a copertura di perdite causate da eccessivi investimenti del passato. Altri (Inter) hanno venduto campioni per raddrizzare squilibri che le difficoltà dell’azionista non potevano più sostenere".
(Corriere dello Sport)
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