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CdS – Il FPF è morto, la Uefa ne prende atto. Meno debiti? Il merito è di altro

Il focus sulla svolta che riguarda il calcio europeo in questo momento di crisi globale

Daniele Vitiello

La crisi globale di questo periodo ha spinto nel baratro il Fair Play Finanziario. La Uefa è pronta ad attuare una sorta di rivoluzione che inciderà moltissimo sul futuro dei vari club.

Il Corriere dello Sport ha spiegato nel dettaglio la situazione: "Il Fair Play Finanziario è morto. Inutile girarci intorno, dire che sarà rimodulato, aggiornato o adattato al momento storico. Il suo architrave, l’obbligo del pareggio di bilancio, non è più sostenibile perché non si può sanzionare un intero settore se nessuno riesce più a rispettarne le norme. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

Non si può imporre alle società di pareggiare i costi con i ricavi se questi sono distrutti da uno shock mondiale e asimmetrico, perché penalizza alcuni più di altri ma colpisce in pieno certi settori. Quando un’azienda perde fatturato deve tagliare i costi, ma se tutti perdono fatturato non possono tagliarli nello stesso momento, soprattutto se due terzi sono rappresentati da stipendi garantiti da contratti pluriennali. Le società possono fare cassa vendendo i giocatori, ma se tutti i potenziali acquirenti sono alla canna del gas non sanno a chi darli. Questa è la realtà e oggi l’Uefa ne prende atto". 

Uefa, il Fair Play Finanziario sta per sparire

Un progetto partito da anni ma che non ha mai convinto molti già prima del Covid: "Sbagliato attribuire il fallimento del Fpf solo al Covid che, in fondo, ne certifica solo l’inattuabilità. L’Uefa dice che ha migliorato la salute del football europeo perché in dieci anni il sistema calcio ha ridotto i debiti e rafforzato il patrimonio. Questo è vero, ma non grazie al Fpf. Dal 2009 al 2018 il giro d’affari dei club europei è quasi raddoppiato, grazie a sponsor e tv: difficilmente un’industria che raddoppia il fatturato peggiora i conti. Del miglioramento finanziario, poi, hanno beneficiato alcuni più di altri: due terzi dei nuovi ricavi hanno raggiunto i club inglesi che infatti, nel 2018, facevano il 92% degli utili del calcio europeo, mentre il resto del continente è rimasto in perdita".

Tra l'altro, il FPF non ha accorciato le distanze: "I Big Five (Inghilterra, Germania, Spagna, Italia, Francia) fanno il 75% del fatturato. Nel 2009 ne facevano il 69%. Il modello Uefa ha anche creato un doppio binario. I club che accedono alla Champions possono contare su introiti multipli di quelli dei concorrenti nazionali che così hanno meno risorse e tagliano i costi, vendendo i giocatori migliori dilatando il gap tecnico. Ne sa qualcosa la Roma, che ha venduto negli anni i suoi campioni, o Inter e Milan che hanno tagliato gli investimenti. Di contro, il Fpf non ha moralizzato i club: gli stipendi incidono per il 64% dei fatturati, esattamente come dieci anni prima". 

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