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Garlando: “Inter-Genoa come la scoperta dell’America. Da Conte a Inzaghi…”

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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato così la vittoria dell'Inter contro il Genoa

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato così la vittoria dell'Inter contro il Genoa:

"Serve sempre un evento traumatico o comunque altamente simbolico per segnare il passaggio da un’epoca all’altra. Come il Sacco di Roma (410) o la scoperta dell’America (1492) che tanti usano per datare il Medioevo. Inter-Genoa, nel suo piccolo, è stato un evento del genere, una partita-passaggio, piena zeppa di significati, che ha chiuso l’era Conte-Lukaku e ha spalancato quella nuova di Simone Inzaghi e Dzeko. Vittoria secca per 4-0, esattamente come Conte quando debuttò in campionato contro il Lecce. I migliori in campo sono stati due nuovi acquisti, Calhanoglu e Dzeko. E già questo è uno strappo con il passato. L’ex milanista ha scodellato il corner per il primo gol di Skriniar, ha firmato il bellissimo raddoppio, ne ha realizzato uno ancora più bello, annullato per fuorigioco, ma soprattutto, ha creato tantissimo, offrendo quell’aiuto di qualità in regia che Brozovic raramente ha avuto e che Eriksen ha faticato a garantire. Dzeko ha assistito il gol di Calha, ha innescato quello di Vidal, ha colpito una traversa, ha imposto un miracolo a Sirigu e, alla fine, ha trovato il gol meritatissimo. Ma anche i suoi meriti vanno oltre il tabellino. Come vedremo, è stato la chiave tattica del gioco ed è lui che segna tatticamente la frattura con il passato recente dell’Inter. Ma sono pieni di significati anche gli altri due gol. Nell’ultimo Inter-Genoa, 28 febbraio scorso, Lukaku segnò al primo minuto partendo da metà campo e sfidando da solo tutta la difesa. Palla a Gulliver e ci pensa lui. Quell’Inter non c’è più. Ieri il primo gol, dopo soli 6’ lo ha segnato di testa su corner Skriniar, l’anti-divo, l’uomo che meglio esprime la rabbia agonistica, l’abnegazione, lo spirito di squadra che dovrà caratterizzare sempre l’Inter ora che non può più salire sulle spalle larghe del suo totem.

"Rimane un gol da leggere, il terzo, arrivato al 29’ della ripresa: lo ha segnato Vidal, imbeccato da un geniale colpo di tacco di Barella. Un gol confezionato dai due giocatori più contiani del gruppo: Barella, il ragazzo che giurava: «Per Conte io mi farei ammazzare»; e l’incursore cileno, che l’ex allenatore ha voluto a tutti i costi memore dei fasti condivisi alla Juve. I due centrocampisti, che vivono di passione, hanno già elaborato il lutto e messo a disposizione il loro furore agonistico per il nuovo mister. Vidal ha fatto più ieri in 20’ che in tutta la stagione scorsa, a parte il gol scudetto alla Juve. Durante i 90’, l’Inter non si è accorta della mancanza di Conte, perché a bordo campo c’era comunque un allenatore in piedi, sulla soglia dell’area tecnica che parlava e pilotava di continuo. Simone non poteva augurarsi un debutto migliore. Le sue idee hanno pagato subito. Lo dicevamo: non sono stati tanto i volti nuovi e i gol ad aprire una nuova stagione, ma soprattutto l’abito tattico, dettato dalla presenza di Dzeko che è un mondo nuovo rispetto a Lukaku. Il bosniaco non detta la profondità, al contrario, va incontro al portatore per triangolare. L’ha fatto con Calhanoglu nell’azione del raddoppio (14’) e in altre occasioni, compresa una elegante rifinitura di petto. Con Conte, la squadra ripiegava spesso, a palla persa, per consentire poi alla Lu-La di divampare in spazi aperti. Dzeko ha altre abitudini. Infatti ieri l’Inter è rimasta alta anche senza palla e ha pressato molto di più. Più la recupera in fretta, più Dzeko è felice. Edin non vuole correre da solo verso il portiere, vuole attaccare con la squadra che lo avvolge come un guanto e che dialoga con lui, a sponde a triangoli. Quando viene incontro al portatore, si aprono alla sue spalle spazi che ieri hanno riempito soprattutto Calha e Sensi e che domani potranno fare la fortuna di Lautaro e dell’attaccante che sta arrivando dal mercato (Thuram, Correa). Nell’attesa ha pagato bene l’intuizione di Simone: Sensi vicino a Dzeko.

"Il piccolo centrocampista, molto mobile, ha formato un triangolo di palleggio con Calha e Brozovic che ha mandato subito in tilt il Genoa. La vecchia Inter o attaccava la profondità con Lukaku o correva in fascia con Hakimi. La nuova, in attesa di Dumfries, che ieri ha debuttato, passerà di più dal centro e sarà più imprevedibile. Calhanoglu, rispetto a Eriksen, porta in dote una maggiore pericolosità offensiva. Potrà metterci dei gol per compensare quelli che si è portato via Lukaku. L’aiuto in costruzione del turco, più fisico di Eriksen, consentirà a Brozovic di essere più lucido in regia e al tiro, come si è visto già ieri. Naturalmente bisogna fare anche la tara di un Genoa che si è spalmato in difesa già rassegnato (5-3-2) e quando ha provato a reagire con due mezzepunte (3-4-2-1) non ci ha creduto. Gracile in difesa, spuntato e senza personalità in mezzo. Un Genoa dall’anima molle fa impressione. Partenza da cancellare. Inzaghi e Dzeko hanno vinto una partita, Conte e Lukaku un campionato. Non lo dimentichiamo, certo. È solo l’alba del nuovo mondo. Ma l’Inter che ieri ha giocato con lo scudetto sul petto dopo 10 anni, ben ricostruita dopo che la proprietà l’ha demolita, ha le armi per impedire che glielo scuciscano".

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