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Perché è vero, come dice anche Thiago Motta, che l'Inter è una squadra forte, ma la mano dello staff - come ama ripetere anche Inzaghi - si vede eccome. E tra giocatori riportati al massimo splendore e altri portati al top del rendimento, tra invenzioni e cambi di compiti più ancora che di ruoli, non c'è dubbio che Inzaghi abbia svolto un ruolo decisivo. Sostenendo il lavoro della società - bravissima nelle scelte e illuminata nel tempismo - che intanto gli ha già prenotato il futuro. Non tanto per quanto riguarda il rinnovo del contratto - ci sarà tempo - ma mettendogli a disposizione nell'estate scorsa uno come Frattesi e nella prossima Zielinski. Ecco cosa vuol dire programmazione: non farsi ingolosire solo dall'anagrafe - in quell'abusato "progetto-giovani" - o dai parametri zero. Si può fare tutto, e tutto bene: basta farlo con idee e competenza.
Fatto sta che l'Inter si è presa meritatamente un vantaggio così largo per potersi concentrare sulla sfida di mercoledì con l'Atletico Madrid e la corsa in Champions. Non sarà facile in Spagna - e non fatevi ingannare dalla sconfitta con il Cadice - ma tutto è stato preparato con cura per un confronto fino a qualche anno fa inimmaginabile. Perché Simeone, che ha cinque anni in più dell'interista, ha già messo insieme titoli nazionali e internazionali, che lo hanno portato a essere tra i più pagati al mondo. Ma in questo strano gioco di assonanze, il Sim-One nerazzurro ha dimostrato di essere pronto per entrare nell'élite della panchina. Con quella seconda stella ormai a un passo, dopo le Coppe nazionali e la finale di Champions della passata stagione".
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