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Manovra stipendi, cosa rischia la Juve? Nuova penalità e maxi multa e l’Uefa…

Juventus Agnelli
La Gazzetta dello Sport ha provato a rispondere alle domande più importanti riguardanti la situazione dei bianconeri. Il rischio è una nuova penalizzazione

Andrea Della Sala

La Procura ha chiuso anche il filone stipendi per la Juventus e si aspettano le decisioni e le eventuali sanzioni. La Gazzetta dello Sport ha provato a rispondere alle domande più importanti riguardanti la situazione dei bianconeri. Il rischio è una nuova penalizzazione per la squadra di Allegri.

Che cosa rischia la Juve?

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Per prima cosa va sempre ricordato che il club bianconero, così come i suoi ex dirigenti, sono solo potenzialmente deferiti per il filone stipendi visto che c’è una fase pre processuale da rispettare (quella delle memorie e/o delle richieste di essere sentiti).

Ma dopo che cosa potrebbe succedere nel processo?

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Bisognerà capire ovviamente gli articoli del Codice inseriti nell’atto di deferimento. Al momento attuale, viaggiamo sempre nell’ambito dell’articolo 31, ma aggiungiamo un comma rispetto al tema plusvalenze. Oltre alle «violazioni in materia gestionale ed economica» - l’ipotesi di spese per gli stipendi non inserite nell’esercizio di bilancio appropriato - c’è pure un altro passaggio, il comma 3. Leggiamolo: «La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica».

Manovra stipendi, cosa rischia la Juve? Nuova penalità e maxi multa e l’Uefa…- immagine 2

Dunque, il rischio parte da questo scenario?

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Una multa, anzi una maxi multa, se ci mettiamo a calcolare le cifre inserite nelle diverse side letter non depositate in Lega e in Federcalcio. O una multa più «uno o più punti di penalizzazione». Nello stesso articolo al comma 8, si parla pure della responsabilità dei tesserati con la famosa possibilità della squalifica di «almeno un mese» che però la procura federale non è intenzionata a far scattare. Quanto ai dirigenti coinvolti, l’inibizione dovrebbe essere di «durata non inferiore a sei mesi».

Quale sarebbe il legame fra i due filoni e soprattutto, avrebbe un effetto sui verdetti?

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Ci sembra davvero difficile pensare che a una penalizzazione shock se ne aggiunga un’altra. Tanto più riflettendo sul fatto che il meno 15 parte dal concetto di «mancata lealtà», che i giudici di appello hanno declinato in maniera addirittura più pesante rispetto a quanto aveva chiesto il procuratore Chiné (meno 9). Insomma, la conferma del meno 15 potrebbe convincere i giudici a scegliere la strada della maxi multa. Ogni giudizio fa storia a sé, peraltro si tratta di collegi di composizione ovviamente differente, ma una «contaminazione» fra le diverse corsie giudicanti non si può escludere.

E L’Uefa?

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Per ora ha lasciato il pallino nelle mani della giustizia sportiva italiana. Solo dopo, si vedrà.

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