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Kjaer, l’angelo custode di Eriksen. Ci pensa lui a Christian e Sabrina

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Il capitano della Danimarca è stato decisivo nel soccorrere il compagno di squadra e poi ha pensato a rincuorare la moglie

Andrea Della Sala

L'episodio accaduto a Eriksen durante Danimarca-Finlandia ha scosso tutto il mondo. Più di tutti i suoi compagni di Nazionale che hanno vissuto in prima persona quanto successo. Maehle e Kjaer sono stati i primi a intervenire e soccorrere il compagno, facilitando poi il lavoro dei sanitari.

"Kjaer è l’angelo custode di Eriksen. Le immagini parlano, lo stadio Parken è ammutolito, il maxischermo non manda in onda più nulla, scelta condivisibile. Il massaggio cardiaco è in corso, è la seconda fase di salvataggio di un ragazzo che sta lottando contro la morte. Ancora Kjaer, ancora l’amico. Che fa il capitano, oltretutto. Guarda i compagni terrorizzati. C’è chi si allontana con le mani nei capelli, perché non vuol vedere. C’è chi, come Delaney, si mette la maglietta in testa. Chi piange. Kjaer è composto, lucido. Ai giocatori ordina: mettiamoci in cerchio, così da schermare qualsiasi cosa di Christian. In quei momenti non c’è bisogno di isteria, il difensore del Milan – che sarà l’ultimo a dare l’ok al ritorno in campo dopo lo scampato pericolo ma durerà meno di 20 minuti – è il primo a capirlo. Così in gruppo i danesi formano un cerchio intorno a Eriksen. Solo due giocatori hanno lo sguardo rivolto verso l’interista. Maehle, appunto, l’uomo che non ha mai ricevuto il pallone di ritorno da quel maledetto fallo laterale. E Kjaer, che non vuole mollare neppure per un secondo l’amico. Occhi giù, fissi, come se pure un sospiro in quei momenti drammatici potesse essere utile. E in fondo lo è stato davvero", racconta La Gazzetta dello Sport.

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"La macchina del soccorso è scattata veloce. Un silenzio surreale nel Parken, come una scacchiera in cui tutto è incredibilmente fermo, salvo quell’angolino vicino alla linea laterale dove c’è in gioco una vita. A un certo punto qualcosa però si muove. Alla panchina della Danimarca arriva una telefonata. Squilla il cellulare del team manager Norkjaer, che di nome fa Christian pure lui. Norkjaer corre all’impazzata verso la tribuna opposta, con il telefono all’orecchio. Si avvicina agli spalti, una ragazza gli va incontro, lui la aiuta a scavalcare e a entrare in campo. È Sabrina Kvist Jensen, moglie di Eriksen. Ha le lacrime agli occhi, non si dà pace. Un addetto della Uefa corre incontro ai due e fa segno alla ragazza che non può avvicinarsi verso il marito. Scena terribile. Che Kjaer intercetta subito. Lascia quel capannello che lui stesso aveva formato intorno all’amico. E corre da Sabrina. La abbraccia. Le sussurra qualcosa per tranquillizzarla, che poi come sia possibile non può saperlo davvero nessuno. Lo stadio Parken ha occhi solo per quella scena, vita che scorre a due metri di distanza da un’altra vita appesa a un filo", spiega il quotidiano.

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