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La moglie di Bellugi: “Uomo adorabile. Sentivo che spingeva l’Inter allo Scudetto”

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Le parole della moglie di Mauro Bellugi, Loredana Zucchi, a quasi tre mesi di distanza dalla scomparsa dell'ex calciatore dell'Inter

Alessandro De Felice

Loredana Zucchi racconta il suo Mauro ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport. A quasi tre mesi di distanza da quel 20 febbraio, giorno della scomparsa di Bellugi, la moglie ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo: "Conobbi Mauro al ristorante, ci rivedemmo. Da buon toscano, parlava, parlava, mi stordiva di chiacchiere e di risate. Un giorno gli ho detto: “Non hai più bisogno di parlare”. Tra noi è cominciata così. [...] Con Mauro ci siamo sposati nel 1992, tutti e due avevamo un primo matrimonio alle spalle. Mauro era la gioia di vivere fatta uomo, un ottimista nato. Persona adorabile, non meritava la fine che ha fatto".

Quali sono i suoi ricordi più belli?

"Mi faceva ridere e sorridere. Poiché ero una ballerina, per scherzare si metteva in competizione con me sul ballo. Una sera, davanti alla tv, guardavamo un programma di musica. Lui sparì per qualche minuto e ritornò in salotto a torso nudo, indossava una calzamaglia e aveva una bandana in testa. Accennò dei passi di danza con aria seria, zampettava: “Lo vedi, anch’io sono un ballerino”. Uno spettacolo".

Ballava e cantava, giusto?

"Sì, aveva una voce roca alla Fred Bongusto. Il suo cavallo di battaglia era “Buonasera Signorina” di Fred Buscaglione. Alle feste capitava che gli mettessero in mano un microfono: non lo mollava più. Gli piaceva anche Michael Jackson".

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Le sue ceneri sono nella vostra casa, all’interno di un pallone.

"Un pallone di ceramica, con i colori dell’Inter. L’agenzia di pompe funebri mi ha suggerito questa soluzione. C’è anche la sua foto. Da quando è morto, ogni partita dell’Inter l’ho vista assieme alle ceneri di Mauro e noi nerazzurri non abbiamo più perso, fino allo scudetto. Io sentivo che Mauro, dal posto in cui è, spingeva la squadra alla vittoria".

Quali ricordi calcistici ha di Mauro?

"Non sono un’esperta e di lui calciatore so quel che diceva il nostro grande amico Mario Corso: “Non ho mai visto un difensore con i piedi così buoni come quelli di Mauro”. E so, perché me lo ha raccontato Mauro, che Bearzot lo considerava il suo “cocco” e che il c.t. l’avrebbe di sicuro convocato per il Mondiale ’82, se infortuni e acciacchi vari non avessero convinto Mauro a chiudere la carriera a 31 anni (nel 1981, ndr)".

Negli ultimi giorni era consapevole di essere vicino alla fine?

"No, non credo. Almeno non lo faceva intendere. Anzi, si era interessato alla nuova macchina con i comandi speciali, previsti per i disabili. Progettava una vacanza. Sperava di ritornare a casa per qualche tempo. L’ho visto in videochiamata il giorno prima che morisse: “Hai sentito che cosa devo fare?”. Si riferiva all’operazione all’intestino. È stata l’ultima volta che ci siamo parlati. La mattina dopo se ne è andato".

Com’è la vita senza Mauro?

"Durissima, sia per me sia per Giada (la figlia nata dalla precedente unione di Bellugi, ndr). Mauro viveva per noi e noi per lui. Ci sono momenti in cui scoppio a piangere, ma so che Mauro vorrebbe che sorridessi, e vado avanti".

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