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Bordon: “Conte come Bersellin, l’Inter può aprire un ciclo. Sogno Mbappé”

L'ex portiere nerazzurro esalta il lavoro del tecnico: "Ha costruito una squadra solida, valorizzando giovani come Bastoni e Barella"

Fabio Alampi

Nel giorno del suo settantesimo compleanno Ivano Bordon, storico ex portiere dell'Inter, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Scudetto? Ci speravo dopo il successo sulla Juve, ma la svolta decisiva è stata la vittoria nel derby".

Come 50 anni fa quando lei vinse il primo scudetto dopo un sorpasso sul Milan…

"Debuttai a 19 anni in A in un derby, sostituendo Lido Vieri che per me è stato un maestro. Giocai soltanto nove partite, ma ero in campo a Catania nel giorno in cui superammo il Milan".

Ricorda più volentieri quello scudetto o il secondo?

"Il primo è stato bellissimo, perché incominciai la carriera nel modo migliore. Nel 1980 l'ho vissuto di più, perché ero titolare in una squadra tutta italiana in cui 7-8 di noi provenivano dal settore giovanile".

Ha giocato anche con Mauro Bellugi, suo grande amico scomparso da poco...

"L'ho conosciuto nel pensionato dei ragazzi dell'Inter. Poi, per un anno, abbiamo vissuto nella stessa casa a Trezzano sul Naviglio, ma non mi faccia dire di più perché mi vengono i brividi ricordando lui e Maurizio Galli, altro amico vittima del Covid".

"Sono interista e non avrei mai lasciato l'Inter, ma quando ho smesso di giocare sono stato 4 anni alla Solbiatese con Oriali come d.s. e uno all'Udinese con Vicini. Ricevetti la proposta di Lippi, che avevo conosciuto bene quando giocavo alla Sampdoria mentre lui allenava la Primavera. Ragiono da professionista e come tale ho festeggiato 5 scudetti con la Juventus, la Champions nel '96 e un altro Mondiale, l'Intercontinentale vinto a Tokyo".

Cosa pensa di Handanovic?

"Anche lui può andare avanti molti anni. Ha grandi qualità e fisico. Mi ha appena agganciato per numero di presenze all'Inter, ma gli auguro di battere il mio record di imbattibilità di 686' che dura dal 1980".

Quando allenava Buffon alla Juve, c'era anche Conte: immaginava che sarebbe diventato così bravo come allenatore?

"Sì, perché ricordo la sua grinta. Una volta sul lettino dei massaggi disse: "Non guardiamo gli altri, pensiamo soltanto a vincere noi". E oggi, come era successo a me alla Juve, ragiona da professionista, con la testa soltanto all'Inter. Mi ricorda Bersellini, perché anche lui è un martello. Ha costruito un'Inter solida, valorizzando giovani come Bastoni e Barella. A parte Lukaku e Lautaro, mi piace molto Hakimi".

Che cosa serve per vincere anche in Europa?

"L'Inter può aprire un ciclo, ma servono tre innesti di qualità. Penso soprattutto a un'alternativa a Lukaku, il sogno sarebbe... Mbappé".

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