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Certo che Simone Inzaghi, comunque vada a finire, si è preso una bella rivincita!
—«Sono contentissimo per lui. Ci ho giocato alla Lazio e se lo merita. Tutti gli davano addosso, ma lui ha saputo isolarsi e fare il suo lavoro alla grande! E’ coraggioso e deve convincere i suoi ad essere liberi di testa e a crederci, anche perché in questo momento stanno facendo bene quasi tutti e nelle rotazioni Simone ha molta più scelta di qualche mese fa».
Ma alla fine lei ha capito perché l’Inter in questa stagione è stata così altalenante nel rendimento?
—«Me lo sono domandato anch’io tante volte, ma non so se l’ho capito fino in fondo. Credo però che la spiegazione sia sempre la stessa: a volte ti senti bene fisicamente e di conseguenza anche il tuo cervello comincia a correre. Altre volte, dai tutto e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano e allora ti innervosisci. Altre volte ancora giochi troppe partite ravvicinate e non riesci a recuperare energie. Non c’è mai un motivo solo! A Napoli ho giocato tre anni e sono felice che abbia fatto qualcosa di incredibile. Quando i nerazzurri si accorti di essere forti, ormai era troppo tardi. Perché oggi l’Inter è forte, altrimenti non potrebbe fare un finale di stagione come quello che sta facendo, battendo il Milan 4 volte su 4 ed eliminandolo in quel modo dalla Champions!»
Cosa ricorda della sua Finale di Champions, quella vinta a Madrid?
—«Mi ricordo l’arrivo al Bernabeu con tutte quelle famiglie interiste che ci incitavano e ci davano una forza incredibile. Io pensavo che il sogno di ogni bambino che vuole giocare a calcio è la finale di Champions ed ero troppo vicino per non viverlo. Noi eravamo convintissimi di vincere. Oggi tutti dicono che quelli del Manchester sono degli extraterrestri, ma anche noi avevamo battuto gli extraterrestri del Barcellona. Anche lì c’era Guardiola! Chissà, magari porta bene all’Inter!»
Ma la sua Inter quanto era più forte di questa?
—«Da noi la differenza la faceva la gente con tanta esperienza internazionale! Eto’o che di finali di Champions ne aveva già vinte due o tre ci catechizzava di continuo. Per non parlare di Mourinho che ci diceva ogni giorno che le finali si giocano e si vincono. Forse, con quella gente in squadra, per noi è stato più facile di quanto potrebbe essere per l’Inter di oggi!»
L’ultima cosa: come si dorme la notte della vigilia di una finale di Champions?
—«Io non ho dormito. Ero elettrizzato al pensiero che il giorno dopo avrei potuto entrare nella Storia con la S maiuscola e così è stato! Spero che anche l’Inter di oggi riesca a farlo!»
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