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Sconcerti: “Club a 0 euro da 8 mesi: 12-13 a rischio. Conte? Mi ha colpito molto la foto…”

Le dichiarazioni rilasciate dal noto giornalista ed editorialista del Corriere della Sera ai microfoni di TMW Radio

Alessandro De Felice

Mario Sconcerti è intervenuto su TMW Radio nel corso della trasmissione 'Stadio Aperto'. Ecco le dichiarazioni dell'editorialista del Corriere della Sera: "In un momento così delicato è difficile trovare regole comuni per club e nazionali. Quelle ci sono già: sono quelle dei governi e delle regioni, ma se le applichi al calcio non si gioca. Il sistema della bolla non funziona: le squadre hanno avuto talmente tanti contagiati che ormai saranno vicini all'immunità di gregge".

È etico che il calcio professionistico chieda aiuti dallo Stato?

"Inutile che lo chieda un tesserato come Marotta, deve essere il presidente o proprietario della società a farlo. Curioso che poi si andrebbe a sostenere cinesi o americani... Il calcio è un importante movimento in Italia ma anche in Europa, ma quello che la gente non vuole capire è che non hanno incassato niente da ormai 8 mesi, con stadi chiusi e sponsor che se ne sono andati. E sento anche parlare del prossimo mercato... Si chiede il grande centravanti ma non solo non c'è un euro, ma anche 4 miliardi di debiti consolidati per il calcio italiano e diverse centinaia di milioni che mancano da marzo a oggi. In molte società i giocatori non stanno prendendo gli stipendi adesso... Sotto questo aspetto a Firenze siamo avvantaggiati, ma ci sono almeno dodici-tredici società sul punto di saltare".

Come provare ad equipararsi col resto d'Europa?

"In pari ormai non lo siamo da un pezzo con gli altri, non vinciamo niente da dieci anni... Pensate che la nostra squadra migliore ha 500 milioni di debiti e, nonostante il taglio stipendi, ha concluso l'anno in deficit di 90 milioni. Bisogna capire quanto è possibile aiutare un sistema che porta 1,4 miliardi di euro di tasse, o quanto il paese accetti grandi province che rimarranno senza calcio. Serve un approccio di guerra, serve capire che non si va più al supermercato ma si mangia quello che si trova".

 Getty Images

Conte ha dichiarato di voler rimanere per molti anni all'Inter.

"Mi interessa poco, sono fatti suoi. Ha colpito molto di più aver visto la fotografia dell'intervista che è uscita in terza pagina sulla Gazzetta. Un tavolo in cui da una parte c'è Conte, dall'altra il giornalista e nel mezzo il direttore del comunicazione dell'Inter. Questa è la fotografia della fine del nostro mestiere, perché il responsabile era lì per controllare cosa diceva Conte e cosa riportasse Di Caro. Noi non ce ne rendiamo conto, ma il calcio è un regime degli anni Settanta... Esce solamente quello che deve uscire, e questo è un fenomeno al quale bisogna ribellarci. Perché vogliono controllare tutto e non ci fanno parlare con giocatori o allenatori? Chiedetevelo, e datevi una risposta. Si sentono deboli. Ed è la fine dell'informazione".

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