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Sconcerti: “I primi a volersi fermare sono i giocatori. Solo l’Europa potrà decidere quando riprendere”

Sulle pagine del Corriere della Sera, il giornalista Mario Sconcerti ha parlato dello stop del campionato e della ripresa dello sport

Andrea Della Sala

Sulle pagine del Corriere della Sera, il giornalista Mario Sconcerti ha parlato dello stop del campionato e della ripresa dello sport che dovrà essere organizzata dalla Uefa.

"Attenzione. Non è ancora vero che il campionato di calcio, insieme a tutto lo sport, si fermerà solo fino ad aprile. E non sarà nemmeno la riunione plenaria della Federcalcio a dire oggi l’ultima parola. Tutto lo sport ha accettato di fermarsi, ha dato la sua disponibilità a qualcosa di mai visto, ma è toccato al governo prendere una decisione che nella storia di un secolo non ha mai voluto prendere nessuno. L’impressione è che si sia già in ritardo, i primi a volersi fermare sono gli stessi giocatori: il disagio è diventato paura. Il loro sindacato ha già votato per fermarsi. E non è vero che lo show deve sempre andare avanti. Se ne sono fermati tanti. E sono poi ricominciati. Il governo è stato costretto a scrivere quel decreto, perché non poteva più tenere un popolo a casa e obbligare a stare insieme migliaia di addetti al calcio. Non sarebbe stato credibile. Si è dovuto prendere la responsabilità di fare del calcio quello che sta facendo per l’intero Paese. Nel frattempo il calcio deve guardare avanti.

Il blocco dei campionati, proprio perché necessario, è già il passato. La frontiera adesso è l’Europa. Francia, Germania, Spagna sono vicine al nostro livello di malattia, solo con una settimana in meno. La vera discussione non è il campionato, è la Champions, sono gli Europei. In sostanza il vero interlocutore non è la Federcalcio, ma l’Uefa, se non l’Unione Europea. Lo statuto dell’Unione prevede che la sanità sia competenza delle singole nazioni, ma gli Europei stavolta sono itineranti, si giocheranno in più Paesi. Di chi è la competenza su centinaia di migliaia di persone che tornano a raggrupparsi in 12 nazioni, magari poche settimane dopo la flessione del virus? Uscire da una epidemia non è come chiudere una porta. L’aria continuerà a passare per settimane, anche dopo la fine tecnica della malattia. Pensare da soli (Lega, Federazione, Coni, governo) è necessario, ma completamente insufficiente, senza visione. È solo con l’Europa che si potrà decidere la ripresa e il nuovo calendario".

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