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Serie A, le quattro criticità del protocollo medico: per gli scienziati nuovo stop al primo positivo

Il quotidiano analizza le criticità del protocollo della Commissione Medica della Federcalcio per la ripresa del campionato

Alessandro De Felice

Il protocollo della Commissione Medica della Federcalcio per la ripresa continua a far discutere. Un documento di 47 pagine che - secondo La Gazzetta dello Sport - "si muove sulle sabbie mobili della tragica emergenza Coronavirus". Ieri gli scienziati del Comitato tecnico-scientifico del Governo hanno elencato le criticità, che saranno discusse con la stessa commissione guidata da Paolo Zeppilli e la Federmedici sportivi di Maurizio Casasco. Sono quattro i temi chiave.

GRUPPI - Per avvicinare allo zero il livello di rischio, l'idea è di non avere contatti con l'esterno. Calciatori, tecnici e preparatori, ma anche staff logistico e medico: un numero che oscilla tra le 50 e le 70, che al momento è ritenuto troppo alto.

VIAGGI - Gli spostamenti in pullman per le partite, che siano nello stadio di casa o in trasferta, è considerato troppo a rischio da parte degli scienziati.

TAMPONI - Per quanto riguarda i tamponi, la situazione può normalizzarsi in tempi brevi. Dunque nessuna corsia preferenziale per il calcio, ma costi elevatissimi, sostenibili per la Serie A ma non già dalla B.

STOP E QUARANTENA - Il problema principale riguarda un'eventuale positività all'interno di una squadra. "Il protocollo Figc ha studiato dei meccanismi che consentano di circoscrivere la positività senza fermare tutto: isolamento immediato del calciatore o del membro della staff contagiato, doppio tampone per tutti nelle 24 ore, doppio test sierologico a 5-7 giorni di distanza, ripristino del distanziamento". Per il Comitato tecnico-scientifico, in quel caso tutti i contatti ravvicinati al contagiato vanno messi in quarantena, con la necessità di bloccare nuovamente il campionato per due settimane.

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