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Tecnica e fisico, Kulusevski il sogno dell’Inter. Il sosia di De Bruyne è il tuttocampista per Conte

Il centrocampista del Parma, in prestito dall'Atalanta, è l'obiettivo numero uno dell'Inter che sta cercando di bloccarlo per giugno

Andrea Della Sala

Dejan Kulusevski è il grande obiettivo dell'Inter. Il club nerazzurro lo vorrebbe subito a gennaio, ma tratta con l'Atalanta per bloccarlo almeno per giugno in modo da anticipare la concorrenza della Juve e delle big estere.

"I numeri parlano chiaro: Kulusevski ha totalizzato 16 presenze, realizzato 4 gol, regalato 6 assist, effettuato 16 passaggi-chiave e percorso la bellezza di 12.164 chilometri, secondo in questa classifica soltanto a Brozovic. Per un ragazzo nato nel 2000 è davvero un bell’inizio di carriera. E, stando almeno a quello che dice chi lo conosce bene, non c’è il rischio che si monti la testa: le luci gli piacciono, ma non lo abbagliano", spiega La Gazzetta dello Sport.

CARRIERA - "Cresciuto a Stoccolma in una famiglia mista, mamma macedone e papà svedese, con una sorella che, in passato, è stata una calciatrice professionista, Kulusevski ha fatto le valigie a quindici anni e si è trasferito a Bergamo. Per 100 mila euro, infatti, l’Atalanta lo ha acquistato dal Brommapojkarna, una delle migliori accademie della Svezia, e si è occupata della sua crescita: sportiva e umana. Trascinatore della squadra Primavera che ha vinto lo scudetto nell’estate del 2019, Kulusevski è riuscito anche a prendere il diploma «a distanza», studiando e sostenendo le prove via computer.

Il calcio lo assorbe totalmente, di fidanzate nemmeno l’ombra: la mattina si allena (e lo fa con un’intensità pazzesca, garantisce Roberto D’Aversa) e al pomeriggio, a casa, passa il tempo a guardare partite in tv, studia gli avversari, cerca di cogliere i punti deboli, osserva che cosa fanno i suoi idoli — Eden Hazard del Real Madrid in particolare — e prova a copiarne finte e movimenti. I suoi dribbling, proprio come accadeva nel calcio di una volta, non sono mai figli del caso, ma nascono da attente riflessioni e da infiniti esperimenti. Quando calcia in porta, e questo sì che è un segnale di elevata qualità tecnica, difficilmente sbaglia la mira: su 13 conclusioni effettuate, 10 sono finite nello specchio e soltanto 3 fuori. Ciò significa che i piedi sono ben educati, specialmente il sinistro al quale si appoggia per rientrare verso il centro, dalla sua classica posizione di esterno destro, e così ha la visione totale, «a campo aperto», e diventa davvero incontenibile".

DE BRUYNE - "Fare paragoni è sempre difficile, ma un sosia di Kulusevski c’è già e gioca nel Manchester City: si tratta di Kevin De Bruyne. Non soltanto un fantasista, non soltanto un centrocampista, non soltanto un attaccante o un esterno: stiamo parlando di “tuttocampisti”, elementi che possono essere utilizzati in qualsiasi ruolo del settore offensivo. Non è un caso che nel Parma di D’Aversa, a seconda degli avversari e delle circostanze, Kulusevski abbia già fatto l’ala destra, l’esterno di centrocampo (quando la squadra si sistema con il 4-4-2), il trequartista classico (nel 4-3-1-2) e il centravanti arretrato (nel 4-3-3). Le sue doti principali sono la facilità di corsa e la grande resistenza fisica: non va per terra neanche se gli finisce addosso un camion e in progressione, con il pallone incollato al piede, è uno spettacolo vederlo.

Generoso nella fase di pressing, sempre pronto a raddoppiare e a dare una mano al compagno in difficoltà, Kulusevski deve imparare soprattutto a gestire la sua frenesia. È un motorino, corre come un motorino, il suo cervello ragiona più velocemente di quello degli altri, intuisce immediatamente lo sviluppo dell’azione, ma a volte, in campo, è necessario concedersi una pausa, rallentare, tirare il fiato: non sempre si riesce a giocare a mille all’ora, come vorrebbe fare lui. Certi errori, che ai più possono sembrare banali e incredibili per un ragazzo dotato di grande tecnica come lui, sono figli dell’eccessiva velocità. D’accordo che Kulusevski ama il basket e non perde una gara dei suoi Lakers, ma deve capire che nel calcio, quando si ha il pallone tra i piedi, non c’è bisogno di liberarsene immediatamente: non c’è la sirena che suona e ti obbliga a tirare in tutta fretta".

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