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Van der Meyde: “Dumfries è nato per stupire. Non deve vivere nell’ombra di Hakimi”

Van der Meyde: “Dumfries è nato per stupire. Non deve vivere nell’ombra di Hakimi”

Del nuovo olandese dell'Inter, Denzel Dumfries, ha parlato a La Gazzetta dello Sport l'ex Orange Andy Van der Meyde

Andrea Della Sala

Del nuovo olandese dell'Inter, Denzel Dumfries, ha parlato a La Gazzetta dello Sport un Orange che la fascia nerazzurra l'ha percorsa più volte in passato, Andy Van der Meyde:

Che tipo è il suo amico Denzel?

«Un altro olandese nel cuore dell’Inter e questo già basta per farmi felice. E poi vi posso dire che è un combattente nato: non si arrende e fatica. Anzi, se lo sfidate in qualcosa, qualsiasi, state sicuri che lui si impegnerà fino a battervi. In campo poi corre molto, da un’area all’altra, con molta resistenza e forza fisica. Per lui vale una delle parole italiane che ricordo: grinta. Quando l’ho conosciuto sul sedile della mia auto, ho incontrato un ragazzo molto semplice e maturo. Uno che in campo ti ammazza e poi fuori è il più buono del mondo. È il classico acquisto che all’inizio un tifoso guarda con scetticismo, ma che poi conquista tutti».

L’ombra di Hakimi peserà?

«L’allenamento è il pane di Denzel, non è il tipo che perde tempo. Come dite voi? Testa bassa e lavorare. Non deve vivere nell’ombra di Hakimi, uno che può fare la finale dei 100 metri all’Olimpiade. Denzel deve essere se stesso, con i suoi pregi e difetti. Può reggere il confronto: come ho detto, non gli piace perdere un duello, mai».

Cosa deve aspettarsi Inzaghi che per ora gli ha dato solo 6’?

«Partiamo dalla sua storia personale: è diventato professionista tardi, intorno ai 18 anni. Quando disse ad Aruba che un giorno avrebbe giocato per l’Olanda, tutti si misero a ridere. Alla fine è diventato capitano del Psv ed è stato il migliore olandese all’Europeo. E crescerà ancora. Ora dopo la sosta inizia la sua vera stagione».

C’è del Van der Meyde in lui?

«Denzel crossa bene, fa assist e segna: tutto quello che gli si chiede, anche se non è il prototipo del giocatore di talento olandese. Noi siamo molto diversi, io ero più offensivo, un terzo d’attacco e non amavo mica tornare indietro. Lui corre per tutta la fascia, difende e riparte. Ma in una squadra di oggi prendo sicuramente più lui che me: serve gente che va a mille».

Ha già dato qualche consiglio?

«Siamo sempre in contatto, gli dirò qualcosa sulla città e sul club che sono speciali. Anche se non è pieno, San Siro dà i brividi. Per un giocatore che viene dall’Olanda arrivare in Italia è entrare in un altro mondo: pressione, entusiasmo, una lingua diversa...».

Che pensa di questa rivoluzione estiva dell’Inter campione?

«Difficile difendere il titolo, ma è nata una squadra interessante: vorrei che rivincesse lo scudetto perché sono interista. Ci sono notti con quella maglia che non posso dimenticare come il 3-0 in casa dell’Arsenal. Sono ancora in contatto con Toldo e Materazzi».

Ma si è dato una calmata adesso nella sua vita privata...?

«Sono tornato nel mio paesino: qui è tranquillo, si vive bene. Poi ho un mio programma tv a cui tengo molto: se prima portavo in auto i calciatori, adesso vado direttamente a casa loro per raccontarli nel privato. Mi sa che mi toccherà andare a Milano: per Denzel, ma pure per De Vrij».

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