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Zenga: “Scudetto in mano all’Inter. Conte ti porta ad un livello superiore. Handa…”

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Le parole dell'ex portiere nerazzurro: "Il campionato non è finito ma è solo nelle mani dell’Inter. È evidente"

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Walter Zenga, ex portiere dell'Inter, ai microfoni di Tuttosport. Tra i vari temi affrontati, ovviamente, il momento in casa nerazzurra e non solo.

Walter Zenga il campionato è finito?

«Il campionato non è finito ma è solo nelle mani dell’Inter. È evidente...».

Il Milan però è crollato sul più bello…

«La vittoria di Firenze dice che il Milan c’è ancora. I periodi no capitano a tutte le squadre. All’Inter è successo con l’eliminazione della Champions League. Il Milan ha pagato gli infortuni, l’assenza di Ibrahimovic, il peso del giocare il giovedì in Europa».

Avere dalla propria parte questo Lukaku poi aiuta Conte.

«I giocatori quando hanno la fiducia del loro allenatore, quando sono in fiducia rendono al massimo. Un allenatore è bravo quando migliora la qualità tecnica di un giocatore con la tattica. Poi è sempre il cuore e l’anima del giocatore che fa la differenza in campo».

Lei tra Icardi e Lukaku da che parte sta?

«Icardi la sua media gol l’ha sempre mantenuta, critiche o no. E poi anche all’inizio c’era chi criticava Lukaku. Siamo sempre legati ai gol, se segni sei bravissimo, se non segni sei da mandare via».

Ci voleva Conte per rilanciare l’Inter?

«Se vai indietro di tre mesi, con la doppia eliminazione da Champions ed Europa League, Conte era il più scarso di tutti. Eppure sono passati solo tre mesi».

Condivide l’etichetta di allenatore vincente?

«Un allenatore vince anche quando costruisce un gruppo, se costruisci una mentalità. Uno come Antonio lo vedo vincente non perché alza un trofeo ma perché porta la società a un livello superiore».

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Sembra proprio che l’Inter abbia bisogno di allenatori di carattere per vincere.

«Se parliamo della storia è sempre stato il Milan degli olandesi e l’Inter dei tedeschi. Il Milan comprava i brasiliani, l’Inter gli argentini e anche in panchina».

Da numero uno a numero uno: cosa ne pensa di Samir Handanovic?

«Il suo rendimento è sempre stato medio-alto, un rendimento che si addice a un portiere di una squadra titolata e con una grande storia di portieri come l’Inter».

Lei, Pagliuca, Julio Cesar e Handanovic. Chi gioca?

«I giovani s’identificano più in Julio Cesar che ha avuto la fortuna di vincere il Triplete. Ma la differenza che esiste tra tutti questi portieri e me: non è solo una questione di bravura, tecnica o stile. C’è altro. La differenza è che io sono nato all’Inter. Io sono sempre stato interista. Gli altri ci sono arrivati. Io la maglia la bacio perché è la mia maglia, perché io qui ci sono nato, gli altri perché si sono professati interisti. E’ una cosa un po’ differente».

E’ un vantaggio o uno svantaggio essere il portiere della squadra per cui sei tifoso?

«Per me è sempre stato un vantaggio e ho anche sempre convissuto con le critiche, con le pressioni. Sapevo che quando le cose andavano male la gente da me si aspettava sempre qualcosa in più».

Lei chi prenderebbe per il dopo Handanovic?

«Questa è una domanda da girare a Marotta ad Ausilio».

Musso le piace?

«Sta avendo continuità. Conosco bene Gollini, mi piace molto Meret, sono strafelice che Cragno continui a crescere. A livello di portieri in Italia siamo ben messi, c’è l’imbarazzo della scelta».

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