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Zenga su Handanovic: “Mi viene da sorridere quando sento dire che…”

Foto: Mediaset

Nel corso di un'intervista a La Gazzetta dello Sport, l'ex portiere dell'Inter Walter Zenga ha parlato così anche di Handanovic

Matteo Pifferi

Nel corso di un'intervista a La Gazzetta dello Sport, l'ex portiere dell'Inter Walter Zenga ha parlato così degli estremi difensori della Serie A.

Zenga, partiamo da Donnarumma. Ha fatto bene ad andare al Psg?

«Si è messo in discussione. Certo al Milan non era nell’ultima squadra del mondo, ma quella del Psg è una bella sfida per lui. E la vincerà. A proposito di sfide: mica male anche quella di Buffon, andare in B, fare un passo indietro per tornare alle origini. È la forza della passione, dell’entusiasmo. È bello mettersi in gioco: l’età è solo un numero».

Chi sarà il punto di riferimento tra i pali in Serie A?

«Partiamo da un presupposto: non esiste il portiere che non sbaglia mai. Naturalmente nelle valutazioni incidono i momenti in cui vengono commessi gli errori e le grandi parate. La continuità di rendimento è la qualità principale. Szczesny, ad esempio, è un portiere affidabile, dà tranquillità e sicurezza. Come Handanovic: sorrido quando sento dire che è bravo tra i pali. E dove dovrebbe essere bravo un portiere? Le critiche ci sono e ci saranno sempre: fanno parte del gioco. Ma poi un allenatore valuta tante cose, non solo le parate o gli errori».

Il Milan si è affidato a Maignan: scelta giusta?

«È un buonissimo portiere, l’anno scorso è stato davvero bravo. Adesso avrà il compito di giocare in una grande squadra e fare un paio di interventi a partita che danno sostanza al suo lavoro e a quello della squadra».

L’Atalanta è passata da Gollini a Musso.

«E sono molto curioso di vedere il portiere argentino in una nuova dimensione. Sono anche convinto che Meret, finalmente titolare, possa esprimersi alla grande. L’alternanza non va bene: un portiere deve avere la convinzione di poter giocare sempre. E a proposito di giovani, è molto bravo anche Cragno: quando ero a Crotone, nel 2018, dissi che i due portieri che dal vivo mi avevano impressionato di più erano Cragno del Cagliari e Meret, che all’epoca giocava nella Spal. E anche Mancini è stato indeciso tra loro due al momento delle convocazioni per l’Europeo».

Con Rui Patricio la Roma ha finalmente risolto il problema del portiere?

«Credo di sì: ho seguito molto il portoghese perché conosco bene Espirito Santo, che prima di passare al Tottenham era al Wolverhampton. In Inghilterra Rui Patricio ha offerto un rendimento ottimo, all’Europeo mi è piaciuto meno, ma è comunque superiore a Pau Lopez».

In Serie A dovrebbero essere titolari undici portieri stranieri su venti. Come se lo spiega?

«Il mercato è fatto di occasioni. Soprattutto in questo periodo il budget di molte società è limitato e allora si sceglie anche e soprattutto in base all’aspetto economico. Ma resto convinto che la scuola italiana dei portieri sia ancora la migliore. E lo dimostreranno pure Vicario all’Empoli, Silvestri all’Udinese e i “vecchi”, se non si arrabbiano, Sirigu al Genoa e Consigli al Sassuolo».

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