copertina

Spalletti: “Non si vive di rendita, la vittoria va meritata. Dalbert, Cancelo e il centrocampo…”

Le parole del tecnico nerazzurro alla vigilia della partita con il Bologna.

Simona Castellano

Quattro vittorie e dodici punti. È questo il bilancio dell'Inter dopo le prime quattro giornate di campionato. Pur con una prestazione non del tutto convincente contro il Crotone, i nerazzurri hanno raggiunto il quarto importantissimo successo consecutivo. La squadra dovrà però confermarsi contro il Bologna, nel match che si disputerà martedì al Dall'Ara alle ore 20.45.

Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa alle ore 15 per presentare la sfida di domani.

Le sue parole:

-Recupero di Cancelo? Quando in gruppo, per il derby?

Prima del derby. Noi siamo attenti alle difficoltà dei giocatori. Quello che massacra giocatori, staff tecnico e staff medico è la ricaduta. È una cosa che quando ti succede ci resti male. Il giocatore da un punto di vista motivazionale lo perdi per un lungo periodo. Se non c'è necessità si tende a dargli il giorno in più per rimettersi al posto. Lui deve sentirsi tranquillo. Noi ci fidiamo dei nostri calciatori, loro sono allenatori di se stessi. Lui è voglioso di rientrare, noi siamo lì che misuriamo la cosa. È quello che è successo con Santon, è rientrato in allenamento, il giorno dopo gli sembrava di avere un fastidio. Non si rischia niente, la loro incolumità è più importante. Abbiamo il numero che ci consente di sopperire alle insidie del momento.

-Inserimento Dalbert?

In dei momenti è stato timoroso di far vedere le sue qualità per essere ligio alle richieste nostre che probabilmente sono state eccessive. Il ragazzo ha qualità, ha corsa, piede, ha anche questa fase difensiva fatta di contatto, non solo di posizione. Ti viene addosso e fa valere l’impatto fisico. Noi siamo tranquilli e se uno va a rivedere la partita nota che Dalbert ha fatto la sua parte alla grande, ha fatto vedere di essere un pochettino timoroso, ma era solo concentrato, in realtà. Ha dato l’impressione di essere stato così, ma in realtà era concentrato a fare quello che gli abbiamo chiesto.

-Scontri diretti determineranno il campionato?

Ora si dà tutto per scontato. Si dice che bisogna fare cinque o sei vittorie di seguito, ma non è così. Ci sono partite che sotto l’aspetto dell’entusiasmo, dell’euforia, ti danno qualcosa in più. La depressione azzera la personalità, ma l’eccessiva euforia fa perdere ogni misura, bisogna starci attenti, ma è chiaro che queste vittorie qui negli scontri diretti ti danno una consacrazione e una certezza in più. C’è sempre questa differenza tra club di prima fascia e club di seconda fascia. Per quello scontro lì quindi la fiducia ce l’hai, ti è stata certificata. La vittoria non te la concede nessuno, bisogna solo meritarla. Bisogna andare lì a Bologna, domani, e fare quello che loro faranno in partita, loro sanno che dovranno mettere qualcosa in più perché l'Inter ha vinto quattro partite di seguito e loro hanno perso, ma io li ho visti contro il Napoli, hanno dimostrato una forza incredibile. Dobbiamo essere come loro. Allora se abbiamo qualche numero in più quello farà la differenza. Ma se loro danno 101 e noi 99 quei due punti faranno la differenza. Non si vive di rendita in questo gioco. Dopo i bei voti pensi di studiare di meno e poi prendi l’insufficienza. Non commettiamo questo errore, non lo accetto.

-FCINTER1908: Dopo la vittoria contro il Crotone ha fatto una dichiarazione particolare e ha detto che anche l'anno scorso si considerava l'allenatore dell'Inter. Vuole approfondire questa affermazione e perché per lei è così importante fare suo anche il passato negativo dell'Inter?

Bisogna risentire qual è la domanda. La partita dell’anno scorso l’ho vista bene. Ero allenatore dell’Inter nel senso che l’ho vista bene la partita e per quello che è la cultura di squadra e cioè del prendersi tutti delle responsabilità, prendersi carico dei pregi, dei difetti… Mi prendo sempre metà di quello che è il carico che tu hai addosso, non è solo tuo, è anche mio. Per la squadra deve essere così, bisogna tutti andarsi a prendere delle responsabilità. Perisic e Icardi, per esempio, devono stare dentro la squadra, non devono andare fuori. Il leader è quello che esce fuori quando ci sono difficoltà, non quello che va a prendere titoli e premi. Il concetto è quello lì. Non parlo male di quanto accaduto l’anno scorso, è come se ci fossi stato io, ho imparato da quella situazione, è un modo di dire. C’è chi si è divertito a interpretare quell’affermazione, è un modo un po’ triste di scrivere leggende, la lettura è semplice.

-Campionato diviso in due: delle sei grandi gli unici punti sprecati sono quelli della Lazio con la Spal.

Metto anche qualche altra squadra come Torino, Sampdoria, squadra collaudata al massimo, ha mantenuto la sua forza, l'allenatore ha qualità, ha questa strategia tattica, una delle chiavi per sopperire alla differenza che c'è tra le cosiddette grandi e le più piccole. Oltre all'intensità, queste squadre hanno strategia tattica, il coraggio di trovare giovani di qualità, attenzione per i tempi di transizione, cioè i tempi di lettura. Se giochi a squadra schierata con una grande squadra, vince sempre la grande squadra, anche se giochi a viso aperto vince sempre la grande squadra. Le cose che puoi organizzarti sono quelle lì, come hanno fatto Crotone e Spal. Recupero palla e non devo far rischierare l'Inter. La squadra più forte in dei momenti è più presuntuosa e io quindi devo sfruttare quei momenti lì. Poi ci sono giocatori che sono talenti e vanno individuati. Il Sassuolo di Di Francesco è stato questo, ha tirato fuori campioncini, facendoli giocare in momenti in cui erano meno conosciuti. Ora tutte le squadre hanno equilibrio, anche le grandi sanno che va bene la qualità del campione ma se questa manca ci vuole qualcos'altro che sopperisce ed è solo il gioco di squadra che ti dà risultato e possibilità di andare a vincere le partite. Ormai è così: le grandi squadre hanno individualità e collettivo. Anni fa alcune squadre avevano individualità ed era più facile metterci mano. Ora di meno, quindi diventa un po' tutto più difficile. Il Crotone ha avuto delle occasioni ma se avesse segnato difficilmente avremmo recuperato. La trappola è dietro l'angolo e uno ci casca la volta dopo se non continua ad essere attento, speculativo.

-Nomi per il centrocampo?

Come si fa? Diventa difficile. Ci sono dei tempi anche per me. In questo momento anche per me ci vuole un tempo per pensarci e valutare queste cose. Bisogna che me lo prenda.

-Nella costruzione bassa solo Borja può accendere il gioco. Joao Mario e Brozovic possono diventare mediani al suo fianco?

A me piacciono questi centrocampisti che ruotano di continuo e, come abbiamo già detto, che sanno allungarsi di dieci metri e farsi trovare in zona trequarti. Questo centrocampo statico dà sempre vantaggio all’avversario. Il centrocampo che ruota e cambia posizione diventa meno marcabile e poi si diventa una squadra in movimento. Ci vuole qualità nel fare le cose, è chiaro, ma questo andare a giocare nella zona che conta che è la trequarti avversaria diventa una caratteristica che va imparata, cioè la postura del corpo in base alla provenienza e al dar seguito alla palla che diventa fondamentale. Bisogna essere imprevedibili e leggere il momento. Secondo me hanno tutti e due le qualità per poterlo fare. In quel ruolo lì debbono saperci entrare anche Candreva, Perisic, Eder lo sa fare benissimo. È una zona in cui bisogna passarci in tanti, diventa un crocevia importante per dar seguito alle azioni. È fondamentale per fare gol. Joao Mario ci ha già giocato. Nel discorso del centrocampo che ruota c'è dentro anche lui. Io sono contro la staticità dei calciatori. Gagliardini, per esempio, è uno che in quel ruolo lì è stato produttivo al massimo, fa talmente tanto lavoro, anche se ha sbagliato qualche pallone, ma sicuramente non l'ho messo nelle condizioni ideali per la conformazione fisica che ha e per il luogo in cui siamo andati a giocare. Loro erano tutti nella metà campo, la squadra era cortissima, la palla rimbalzava sempre, sarebbero stati ideali tutti giocatori piccolini e rapidi. Lui ha altre qualità, ma te lo trovi sempre in mezzo. Ti pulisce un pezzo di campo e per gli altri diventa facile intuire dove può andare a finire il pallone. Ti toglie una fetta e tu hai un determinato raggio d'azione in cui agire, mentre lo toglie all'avversario.

-È una sorpresa l’Inter in cima alla classifica?

Non è la cosa che mi interessa di più. Quello che mi interessa, e che la squadra deve sapere, è che non siamo ancora collaudati da inserire il pilota automatico, la squadra ha bisogno di tracciare il suo percorso curva dopo curva, ne troveremo tante, c’è da sterzarci bene dentro. Si dice che ci siano le piccole e poi le grandi. Il Crotone non so dove volete metterlo, ma si è comportato da squadra che sa il fatto suo. Ha avuto una lettura dei tempi in partita da squadra consapevole e poi ci ha creato anche delle difficoltà. Loro sono stati bravi, noi siamo stati altrettanto bravi, magari tirando fuori qualcosa di personale come ha fatto Handanovic. La Juventus ha vinto campionati anche dietro alle parate di Buffon, l’Inter ha un portiere di esperienza. Noi dobbiamo essere concentrati, consapevoli che bisogna ancora essere costanti nel lavoro da fare, reattivi su qualsiasi pallone. Sono quei tempi sottili che fanno poi la differenza. Queste squadre, queste piccole squadre, sanno usarli meglio, se noi non andiamo lì con le loro stesse qualità può venire fuori il risultato a sorpresa, come ci saranno anche in questo campionato.

-Icardi può ancora crescere? Il suo obiettivo è migliorare l’aspetto più debole di un calciatore come lui?

Io gli ho fatto i complimenti, ma mi fa piacere che ci siano ancora margini di crescita, perché per tutta la settimana si è continuato a soffiargli nelle spalle a lui e Perisic. Si sono andati talmente in là che se si continua si rischia che quando si voltano non li troviamo per giocargli palla addosso. Noi ne abbiamo bisogno dentro la squadra. Già dire che c’è possibilità di crescita è importante, devono saperlo anche loro. Possono dare tanto alla squadra, ma come noi abbiamo bisogno di loro, loro hanno bisogno di noi. Bisogna andare dentro a lavorarci per ottenere il massimo del rendimento. Io dico che lui nell’area di rigore è un calciatore quasi impossibile. È serpentesco - per usare una similitudine con lo stemma - dentro l’area di rigore, poi se viene a palleggiare con i centrocampisti qualche volta in più e a stanare il difensore che vuole attaccarlo può essere un di più che non gli toglie niente sotto l’aspetto dei suoi numeri che devono rimanere tali o, anzi, che dobbiamo migliorare tutti.

-Com’è la situazione della squadra?

L'idea è che in quel campo lì i calciatori abbiano fatto una fatica superiore a quella che è la media per conformazione ambientale: temperatura, campo secco, erba alta, terreno un po' sassoso, loro hanno avuto più crampi di noi. Sono cose che si riferiscono a quella partita ma che poi uscendo vengono assorbite dai calciatori. Stamattina ho visto tutti molto adeguati a quello che è il momento da superare, questa difficoltà della doppia partita in pochi giorni e penso di non avere problemi sotto l'aspetto della gestione di chi ha già giocato.

(Dall'inviata di FcInter1908.it Sabine Bertagna)

LE PAROLE DI LUCIANO SPALLETTI A INTER CHANNEL:

-Un pensiero su Bersellini

Mi sembra che come lo hai descritto sia la sintesi della persona che traspariva in TV. Non l'ho mai conosciuto ma ho potuto apprezzarlo. Innamorato del calcio com'ero guardavo tutti i particolare. Chi non ricorda, ad esempio, la Sampdoria con Vialli e Mancini. Lui dava la sensazione di potersi fidare di lui, sapeva dove mettere le mani, dava subito indicazioni su quello che doveva essere il tracciato. Sono vicino al dolore della famiglia, come tutti gli sportivi dell'Inter. Ha determinato un periodo, ha fatto vedere come si fa il tecnico di una squadra.

-Come si approccia una partita così, preparata in poco tempo? 

È sempre la stessa cosa, deve esserci la consapevolezza che non siamo ancora così collaudati da poter inserire il pilota automatico, dobbiamo ancora tracciare il percorso curva dopo curva, di curve ne troveremo tante ancora, dobbiamo avere i piedi ben saldi a terra.

-Skriniar come chi può diventare, come Ramos (chiedono i tifosi, ndr)?

A dei nomi così importanti mi sembra ancora prematura, lasciamolo tranquillo, non tiriamolo fuori dalla squadra. È un ragazzo grandioso, non si intimorisce, si prende le sue responsabilità.

-Altra trasferta...

La squadra non deve vivere di risultati fatti e di voti ricevuti, bisogna migliorarsi sempre e bisogna continuare a studiare, avendo lo stimolo di fare sempre meglio, abbiamo bisogno di crescere ancora.

-Inter a due punte?

Possiamo vederla in tutte le maniere, ma deve essere equilibrata, altrimenti si rischia di perdere partite. Se ci sarà la necessità si vedrà anche un'Inter a tre o quattro punte, dipende da come si vuole interpretare quel ruolo. In questo momento si tende a soffiare dietro alle spalle di Icardi e Perisic. Si soffia così forte che si rischia di allontanarli dalla squadra. È meglio se ce li lasciate in squadra.

-Derby della Primavera?

Il rapporto con Stefano Vecchi è diretto, tutti i giorni gli chiedo giocatori per fare le esercitazioni in maniera corretta, gli abbiamo portato via un pilastro come Vanheusden.

tutte le notizie di