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Repubblica – Icardi top, è il calciatore più decisivo d’Europa. Supera Ronaldo e Messi…

Le reti dei nerazzurri sono 22, solo in 6 non c'è il suo apporto. Ma con i tifosi c'è ancora grande freddezza

Francesco Parrone

Dal quotidiano la Repubblica, un'interessante analisi sui numeri e prestazioni dell'attaccante nerazzurro Mauro Icardi"In tribuna c’era Valentino, come al solito, scatenato anzi di più. Appena 7 anni ma già una piccola celebrità del primo anello rosso di San Siro, il primogenito di Wanda Nara saltava e urlava davanti al box della famiglia Icardi, del tutto incurante del ventaccio gelido, brandiva la bandiera interista ed esultava a ogni gol, trascinando anche i vicini di posto. «Papaaaaaaaa», il suo urlo di battaglia, e «papa», cioè Mauro Icardi, intanto ne metteva dentro altri due alla Fiorentina, più un assist a Brozovic per l’1-0. Fanno 12 in campionato, più due in Europa League. Così alla fine della serata si fanno due conti, si tira una riga e si scopre l’inverosimile, o l’inatteso, in ogni caso sono numeri certi e bisogna farci i conti. Perché prendendo in considerazione le prime cinque leghe del continente (mettiamoci dentro per convenzione pure la Francia, anche se è solo Psg e non è di livello paragonabile alle altre), Mauro Icardi è il giocatore più decisivo d’Europa in questi primi tre mesi di stagione. Più di Cristiano Ronaldo e Messi, più di Agüero, di Cavani o di Aubameyang.

Tutto vero. Con dodici gol e quattro assist complessivi in campionato, Icardi ha caratterizzato, ispirato o finalizzato 16 gol dell’Inter. Quanto agli altri assi o capocannonieri degli altri tornei, Cristiano ha segnato 10 reti, più 2 assist; Messi 9 più 3; Agüero 10 gol e nessun assist; Cavani 13 gol e nessun assist; Aubameyang 13 gol più un assist. Nessuno ai livelli di Icardi, dunque. Che in effetti, a 23 anni, vive la sua stagione migliore. Mai aveva segnato così tanto dopo 14 giornate: 2 gol alla sua prima stagione interista, 8 alla seconda, quando poi fu capocannoniere con 22 gol, e 4 alla terza, quella delle incomprensioni con Mancini. Quest’anno è andato in rete la metà delle volte, cioè in 7 partite, con cinque doppiette più i gol preziosissimi a Palermo e Juventus. Ridendo e scherzando, oppure ghignando e scalciando, Maurito all’Inter ha segnato ben più di mezzo gol a partita: 59 in 105 gare di A, 66 in 124 coppe comprese. In questa storia ci sono almeno un paio di paradossi. Il primo è che l’Inter quasi non sa cosa farsi di un Icardi simile, visto che è ottava in classifica. Del resto Maurito ha segnato o assistito in 16 gol, mentre l’Inter ne ha realizzati un totale di 22, insomma solo sei volte Icardi non ha partecipato ai gol nerazzurri, segno di una squadra che non è ancora riuscita a esprimersi come collettivo, vecchia storia.

Il secondo paradosso è che i tifosi di curva quest’anno hanno deciso di prendersela proprio con Icardi per la grottesca vicenda dell’autobiografia, che provocò contestazioni e la richiesta di privarlo della fascia da capitano prima di un infausto Inter-Cagliari. Ma Icardi, uomo di ghiaccio come pochi, quel giorno sbagliò un rigore, d’accordo, ma poi ha saputo come mettersi alle spalle la lite. Ha ritirato il libro, riscriverà il passaggio incriminato, ma intanto se ne frega altamente della curva Nord e continua a fare il suo mestiere, cioè metterla dentro. E l’altra sera, dopo il gol del 4-2 alla Fiorentina proprio sotto la curva che lo detesta, se n’è andato a esultare altrove, senza cercare lo sguardo degli ultrà. Perché lui è fatto così. Semplicemente, se ne frega. Non ha emozioni, o le sa nascondere benissimo. Non ha orpelli, né sovrastrutture. Va in campo per segnare e ci riesce. Anche col suo corpaccione che a volte, sul breve, sembra sgraziato o goffo. Ma poi quando la palla circola in area, sai che la sua sentenza sta per arrivare. Nei giorni scorsi, un po’ scherzando un po’ no, Urbano Cairo ha detto che la clausola di rescissione per Belotti potrebbe essere di 90 milioni. Uno come Maurito, allora, ne può valere 150. E se continuerà così, anche di più".

(Fonte: Andrea Sorrentino, La Repubblica 30/11/16)

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