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Biasin: “Thohir perculato da tutti. Libri in tribunale? Ora Inter azienda vera, de Boer…”

Fabrizio Biasin ha dedicato una divertente disanima all'operato di Thohir nell'Inter

Sabine Bertagna

Fabrizio Biasin, giornalista di Libero, difficilmente adopera giri di parole per descrivere la realtà che racconta. È così anche in questo divertente pezzo scritto per Il senso del gol. Un pezzo che descrive i meriti di Erick Thohir in qualità di presidente nerazzurro:

"Siccome a tirare badilate di merda siamo bravi tutti, ma andare a ripulire è fatto raro, ci va di scrivere due cazzate su Thohir, presidente dell’Inter. Thohir per tutti è stato il primo “cinese” del calcio italiano, lo straniero orientale da cui diffidare che viene dalle nostre parti “per fare affari” e “a lui dell’Inter non gliene frega niente” e “finirà malissimo”. Il fatto che l’Indonesia e la Cina siano distanti come l’Italia e l’Egitto è il primo dato che ci deve far capire quanto siamo piccoli e stronzi. Thohir arriva in Italia e dice quattro minchiate: “Viva Ventola, mi piace De Boer”. Per tutti non solo è qui per “guadagnare”, ma di calcio non ci capisce una fava. Un tale di nome Ferrero gli dà del “filippino”, ché tanto una badilata di merda in più o in meno non cambia nulla e comunque ridere fa bene alla salute. Mentre gli altri lo perculano, lui si mette in moto perché sì, è vero, con l’Inter ci vuole guadagnare e – pensate – crede che per riuscire nel suo intento si debba “mettere ordine”. Thohir entra in sede e sfoltisce, taglia tutto: via chi non serve, i “doppioni”. Chi resta, invece, deve iniziare a lavorare con criterio. Hai un compito? Esegui quello. Non ce l’hai? Trovalo o vai fuori dai coglioni. Non ci sono amici, amici degli amici, figli, parenti, cazzi vari: c’è solo l’Inter intesa come azienda, prima ancora che come squadra. “Eh ma lui è qui per guadagnare, non è mica nato col sangue nerazzurro”. E sticazzi? 

Thohir “abbraccia” il debito dell’Inter (qualche centinaio di milioni) e prova a chiedere un mega prestito alle banche. E tutti a dire: “Bastardo! Ecco la verità! Non mette di suo 300 milioni! Si affida alle banche! Fa prestiti con gli interessi! È un farabutto!”. Gente che per taccagneria magari non dà la paghetta per il gelato al figlio ma “Thohir deve regalare 300 milioni suoi all’Inter! Perdio!”. Vabbè… Le banche, caso strano, credono a Thohir e prestano il grano all’Inter. Grazie a questa boccata d’ossigeno l’Inter riesce a fare mercato, prova a scendere a patti con l’Uefa, si dà una sistemata senza buttare via un centesimo perché, un centesimo da buttare, non c’è. Nel frattempo da queste parti si continua con la coglionella: “E’ un merdone, l’Inter fallirà, i libri in tribunale, con l’Uefa sono cazzi, Thohir non si vede mai, sta sempre in Cina, cacca e pipì”.

Lui se ne fotte, lascia dire, e nel frattempo la “sua” Inter diventa un’azienda vera e decisamente più “internazionale” al punto che i nuovi assunti oltre al milanese sanno addirittura l’inglese. Robe da matti. In contemporanea Berlusconi pensa pure lui alla cessione del Milan ma – riportano uomini vicini al presidentissimo rossonero – “non a uno come Thohir”. Già, per carità. Erik intanto scende a patti con l’Uefa, firma un contratto, promette di portare il bilancio prima a -30 e poi a zero. La gente, caso strano, lo prende per il culo: “E come fa? Chiede soldi a Ventola?”. 

Chiudiamola in fretta che il tempo è danaro. Thohir trova un cinese, questa volta davvero cinese, riesce incredibilmente a dimostrargli che l’Inter non è il puttanaio che tutti pensano ma un’azienda in ripresa, gli vende la baracca, guadagna dei quattrini, resta presidente, migliora il bilancio, convince l’Uefa, termina la sua missione. Oggi l’assemblea degli azionisti ha così sentenziato: il passivo dei nerazzurri passa dai 140,9 milioni di un anno fa a 50/60 milioni. Quando Zhang ancora non c’era. In due anni e mezzo di navigazione in mezzo alla merda, insomma, Erick Thohir ha condotto l’Inter da un porto in fiamme a uno dove appena sbarchi ti portano lo champagnino e le fragole. Portofino, per dire. Per molti resta uno stronzo. Uno che c’ha marciato. Uno che “deve andare via perché non gliene frega una fava”, uno che “voleva fare i soldi” (pensa che pirla), uno che “per fare il presidente meglio Moratti, mica un uomo d’affari”. È vero, per fare il presidente meglio Moratti. Ma per trasformare l’Inter da un club “alla deriva” in uno “all’altezza” no, per quello meglio quel “cinese del cazzo” di Thohir. E comunque “Secondo me De Boer è bravo” lui l’ha detto 4 anni fa, mica dopo Inter-Juve 2-1.  E dire che di calcio non ci capisce una sega. Lui…"

(Il senso del gol)

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