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Ausilio: “Sul mercato per sostituire Cuadrado. Attacco? C’è già un quinto in rosa”

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Il direttore sportivo nerazzurro parla a ruota libera tra passato, presente e futuro, suo e anche della società
Fabio Alampi Redattore 

Piero Ausilio, direttore sportivo dell'Inter, ha parlato a Vibo Valentia a margine della IX° edizione del Premio Sportivo Fortunato De Agazio. Queste le sue parole, raccolte dall'inviato di Fcinter1908: "Una cosa mi ha sempre contraddistinto in questi anni: la grande passione per questo sport. Quando sento parlare di lavoro e di sacrifici, in realtà per me è ancora passione, un divertimento, un qualcosa che non può mai pesare, ho sempre avuto questo sogno. Da giovane giocavo e avevo probabilmente la possibilità di diventare un calciatore professionista, a 16 anni purtroppo ho iniziato un percorso di infortuni. Quello che poteva sembrare un dramma, accettando il fatto di non poter più giocare, di fatto è diventata una fortuna, iniziando una nuova carriera. Essere direttore sportivo non è semplice, io ce l'ho fatta, dopo 25 anni di Inter posso dire di essere realizzato, ma non appagato: c'è ancora tanto da fare. Mai pensato di lasciare l'Inter? Ci sono stati momenti in cui ho pensato di prendere in considerazione altre cose, poi il troppo amore per questo club e il fatto che nessuno ha mai deciso di mandarmi via... Una nuova esperienza, soprattutto all'estero, mi stuzzicava. Vedermi in un altro club in Italia faccio un po' fatica, poi tutto è possibile. Sto bene all'Inter e spero di continuare tanti anni ancora. Non ci sono giovani in Italia? Non credo a questo discorso. È comodo dirlo per giustificare a volte degli insuccessi o situazioni di difficoltà. I giovani ci sono ovunque, bisogna avere pazienza: non possiamo pretendere subito risultati alle prime presenze e che siano già pronti. Bisogna accettare gli errori".

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"Il 2010? In quel periodo ero di supporto all'area tecnica e lavoravo a stretto rapporto con il direttore Marco Branca e il presidente Massimo Moratti. Oggi sarebbe troppo facile ricordare solo i trofei. Ci sono stati momenti delicati e decisivi sia per la Champions che per il campionato. Ricordo con grande piacere ed emozione due partite: la prima, coincisa con la mia prima trasferta al fianco della Prima Squadra da vice direttore sportivo, a Kiev, contro la Dinamo. Serviva solo la vittoria, e all'88' perdevamo 1-0: siamo riusciti a ribaltarla negli ultimi minuti con una squadra senza logica, ricordo che Mourinho mise in campo tutti gli attaccanti che aveva a disposizione. Si vinse 2-1 e lì iniziò la cavalcata verso la Champions. E poi un altro momento che non riguarda direttamente noi: eravamo stati scavalcati dalla Roma, eravamo tutti davanti alla tv, la Roma vinceva 1-0 a fine primo tempo contro la Sampdoria e alla fine perse 2-1. Per ringraziare Pazzini l'anno dopo lo portammo all'Inter. Momenti difficili all'Inter? Sono stati anni difficili quelli del passaggio da Moratti fino alla nuova avventura di Suning e sono stati tanti. La Uefa ci ha messo nelle condizioni di lavorare con degli impegni economici da rispettare, il famoso FPF, che voleva dire sacrifici economici. Ne siamo usciti e siamo diventati una società migliore: abbiamo portato a casa trofei, abbiamo avuto grandissimi calciatori, c'è stata una finale di Champions League e ora abbiamo un'Inter ambiziosa, solida che guarda al futuro con grande positività. In Italia c'è una grande carenza di strutture. Le strutture sono poche e non adeguate: ho avuto la fortuna di girare il mondo e ho visto che siamo indietro da questo punto di vista. Bisogna mettere i giovani nelle condizioni di lavorare nelle migliori condizioni, dopo di che bisogna pensare agli allenatori, persone che devono insegnare calcio ai ragazzi. Troppe poche volte si parla di far crescere i ragazzi. Anche io ho fatto degli errori, preso qualche calciatore sbagliato. Si parla di un gruppo di lavoro, io non sono solo, ho la fortuna di avere persone che lavorano con me, brave e qualificate. All'Inter ci sono osservatori in giro per l'Italia e per il mondo a vedere calciatori. Il colpo migliore? Oggi verrebbe facile dire quelli che abbiamo davanti a tutti. L'operazione Thuram è fantastica, dal punto di vista economico ma soprattutto tecnico per quello che sta dimostrando, e anche per la velocità che ci ha messo a imporsi. Di fianco a lui gioca il capitano, Lautaro: considero anche questa un'operazione fantastica. Per le cifre che girano oggi, un attaccante di questo livello lo abbiamo pagato molto poco. Una trattativa dura. Decisi una cosa strana: presi un aereo venerdì, il giocatore di fatto era già dell'Atletico Madrid, e decisi di partire all'ultimo. Mi dissi "o firma e torno con il giocatore, o lo lasciamo andare". Andai a Buenos Aires 3 giorni, alla fine lo feci firmare, ma quella domenica c'era la partita dell'Inter contro il Crotone, perdemmo 2-1, non ti dico quante gliene ho mandate...".


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"Pochi minuti fa ci hanno confermato che Cuadrado dovrà subire un intervento chirurgico. La patologia al tendine non lo ha messo in condizione di esprimersi, a livello conservativo abbiamo provato a fare di tutto. Da lunedì dovrò cominciare a pensare a qualcosa, non ci ho ancora pensato. Domani raggiungerò il mister e Marotta a Roma, poi dopo la partita con la Lazio metteremo la testa anche su questo problema che non ci aspettavamo. Se non ci fosse stato questo problema di Cuadrado non avremmo fatto mercato a gennaio. A volte a toccare le cose che funzionano si fanno solo danni. Noi pensiamo di avere una squadra forte e competitiva in tutti i reparti, siamo completi e lo stiamo dimostrando in campionato e in Champions League. L'Inter che pareggia in casa contro la Real Sociedad sembra un disastro, in realtà ci siamo permessi di giocare le ultime due partite senza avere l'obbligo di dover vincere. Arrivare primi era sicuramente un obiettivo, ma poter giocare queste due partite con serenità e preparare al meglio il campionato era un lusso che ci siamo permessi perchè siamo stati bravi prima. Attacco? Abbiamo 4 attaccanti. Leggo spesso che dovremmo intervenire, ma noi siamo contenti degli attaccanti che abbiamo, 2 giocano dall'inizio e altri 2 sono pronti a entrare. Aggiungo che molti si dimenticano che noi abbiamo un giocatore fortissimo che oggi e negli ultimi anni è stato usato per lo più da centrocampista, ma Mkhitaryan ha fatto tante partite da seconda punta. All'iniio della sua carriera era soprattutto un attaccante, all'occorrenza c'è anche lui come quinto".

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"Rimpianti? Ce n'è tanti... Restando all'attualità, dico Bremer sicuramente. Era un giocatore sul quale eravamo decisamente in vantaggio, di più non posso dire. Poi di fatto vennero a mancare le risorse necessarie e il giocatore venne pagato onestamente tanto, e noi pur avendo un vantaggio sia con il giocatore che con il Torino, si decise di non andare avanti perchè i costi in quel momento erano diventati per noi eccessivi. Tutti insieme lavoriamo forte e con grande passione, sacrificio, perché sappiamo qual è la nostra responsabilità e l'obiettivo. A differenza di altri abbiamo consapevolezza di essere forti, ma vogliamo essere umili e capaci di crescere giorno per giorno. Non ci nascondiamo, sappiamo perfettamente che l'Inter ha la qualità per avere quel tipo di obiettivo. Se dovessi dichiarare che siamo qui a giocare per il quarto posto non sarebbe onesto verso i nostri tifosi e verso la qualità del nostro allenatore e dei nostri giocatori. Da qui a vincere passano tante cose: tante squadre, anche quelle che si nascondono un pochettino di più, hanno tutte lo stesso obiettivo. Non posso immaginare che Juventus, Milan e Napoli a inizio stagione abbiamo l'obiettivo solo di entrare in Champions League. Noi non ci siamo mai nascosti, non abbiamo però interesse o voglia di dichiararlo ogni settimana. Abbiamo l'obiettivo in testa, se non succederà stringeremo la mano a qualcuno e ci prepareremo per la successiva stagione, consapevoli di ripartire per lo stesso obiettivo. L'Inter tutte le stagioni parte per vincere. Djalo? È un profilo che stiamo seguendo. Purtroppo adesso è infortunato, non mi risulta abbia già recuperato. È un profilo molto interessante. Noi nel reparto pensiamo di essere al completo, non ci fosse stato l'intoppo di Cuadrado, a gennaio saremmo rimasti così. Valuteremo insieme all'allenatore e a Marotta il da farsi, se fare un esterno o qualcosa di diverso. Deve essere un sostituto di Cuadrado".

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"Stadio? Non lo so, sono sincero. Noi dell'area sportiva non conosciamo le novità del tema. Quanto sarebbe importante per il club? Penso che sia davanti agli occhi di tutti, lo stadio di proprietà in Europa h adimostrato di essere di aiuto per tutti i club, è un qualcosa di assodato. Mi auguro che in Italia, indipendentemente da Inter, Milan o Milano, sia questa la strada. Ci saranno gli Europei, di sollito noi italiani abbiamo bisogno dei grandi eventi per sbloccare tutte le situazioni ferme da anni. Spero che succeda lo stesso anche stavolta. Nazionale? Abbiamo un allenatore bravo, ho avuto modo di lavorare con Spalletti, so quanto è determinato e quante qualità ha. Siamo in buone mani, questo mi dà grande fiducia. Penso che l'Italia arriverà preparata. Ci sono giovani interessanti, altri con esperienze anche in Champions League, come i nostri dell'Inter: siamo orgogliosi di essere il club che ha dato più giocatori alla Nazionale negli ultimi mesi, questo è motivo di orgoglio, speriamo di continuarlo a essere. Saremo la sorpresa del prossimo Europeo. Il rapporto con gli allenatori all'Inter? Mi sono trovato bene con tutti. Ho lavorato con Inzaghi, Pioli, Mazzarri, Gasperini, Spalletti, Conte... Ho avuto la fortuna di lavorare con tutti i migliori allenatori italiani. Il migliore è sempre l'ultimo perchè mi piace parlare del momento: oggi il presente e il futuro è Simone Inzaghi, sono stra felice di lavorare con lui, è un allenatore giovane che sta crescendo tantissimo, ha talento, fa parte dei grandissimi".

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