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Frattesi: “Ho scelto l’Inter un anno e mezzo fa. Ambizioni, modulo, tecnico: progetto giusto”

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Intervistato dal Corriere della Sera, il centrocampista dell'Inter ha parlato della sua scelta di vestire nerazzurro

Intervistato dal Corriere della Sera, il centrocampista dell'Inter Davide Frattesi ha parlato della sua scelta di vestire nerazzurro e di come è stato accolto dai nuovi compagni:

Ma scusi Davide e se fosse finito da un’altra parte come la metteva?

—  

«Beh, io ero sicuro di cosa volevo, non che ci sarei riuscito: le cose bisogna volerle in tre».

Livello di ansia? Ha passato le vacanze guardando il telefonino? A proposito, vacanze dove?

—  

«Dieci giorni a Ibiza e due settimane in Sardegna. Mare, mare, mare. Con la fidanzata e i fratelli. Sì, in effetti ogni sera chiamavo il mio procuratore per sapere se c’erano novità, ero tranquillo… ma non del tutto».


Un suo amico d’infanzia, che viene dallo stesso quartiere di Roma, Fidene, è Gianluca Scamacca, anche lui accostato a molte squadre, anche all’Inter. Ne avete parlato?

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«Conosco la situazione e da amico ho preferito evitare di aggiungermi alle cento persone che ti chiedono “dove vai?”. Una delicatezza, parliamo d’altro. Certo, dovessimo trovarci a giocare assieme mi farebbe piacere».

Perché aveva puntato sull’Inter?

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«Ero e sono convinto che qua ci sia il progetto giusto per me, ne avevo già parlato con i compagni di Nazionale, ho deciso un anno e mezzo fa».

Questione di tecnico, di modulo, di cosa?

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«Un po’ tutto, ambizioni, modulo, il mister che già conoscevo...».

Lei è una mezzala destra però in quel ruolo c’è Barella, dovrà spostarsi a sinistra.

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«Non c’è problema».

Frattesi: “Ho scelto l’Inter un anno e mezzo fa. Ambizioni, modulo, tecnico: progetto giusto”- immagine 2

Lei è appena arrivato, ma può dirci se è vero che lo spogliatoio ha rifiutato le scuse di Lukaku?

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«Sinceramente non ho chiesto, ma sono abituato a esprimere un giudizio solo sulle persone che conosco, preferirei ascoltare le verità del diretto interessato».

Perché tutti la volevano?

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«Per la simpatia! Forse perché ho caratteristiche un po’ atipiche per il campionato italiano, più da giocatore di Premier, penso agli inserimenti…».

Però lei ha detto che adesso andare all’estero non era un’opzione.

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«Adesso non volevo. Per far bene devo sentirmi sicuro».

I suoi genitori che fanno?

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«Mia mamma Sonia la segretaria in un negozio di mobili, mio padre Paolo lavora alla Gemmo, ma non mi chieda dettagli, non li so».

Sono orgogliosi del suo arrivo all’Inter?

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«Mia mamma durante il mercato chiedeva più di me, poi mi ha abbracciato. Mio padre è la parte razionale della famiglia, resta tranquillo».

Sia Lazio che Roma nel suo curriculum: un binomio complicato…

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«Ho iniziato alla Salaria Sport Village, poi sette anni alla Lazio, Roma, e infine Sassuolo».

Il trampolino.

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«Hai il tempo di sbagliare, senza troppe pressioni. Hanno scelto sempre allenatori bravi a far crescere i giovani. De Zerbi si è rivelato un grande, lo stesso sarà Dionisi. E grazie al direttore Carnevali che con me è stato di parola».

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E tra i calciatori chi le piace?

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«Cristiano Ronaldo, lui perché è l’esempio di come si arriva al top attraverso il sacrificio».

Tra i nuovi compagni con chi ha già legato?

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«A parte i ragazzi della Nazionale che conoscevo, Asllani è molto simpatico. Ma devo dire che questo è un gruppo bellissimo. Me lo avevano detto, ma è meglio di come pensassi, mi sono subito ambientato».

L’estate è sempre una luna di miele e tutti si candidano a vincere tutto…

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«È vero, perciò io prometto solo che darò sempre il massimo, poi chiaro qua l’ambizione è di vincere tutto. Io ho fatto un sogno, ma non lo dico».

La tournée in Giappone come incide sulla preparazione? Qualche allenatore preferisce i classici ritiri in montagna.

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«Una società come l’Inter è giusto che guardi a questi mercati. Una volta assimilato il fuso diventa una preparazione normale. E poi onestamente meglio giocare subito belle partite».

E come gestisce le sconfitte?

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«Se perdo spengo il telefono e non parlo con nessuno».

Sarà meglio vincere quindi quest’anno.

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«Sicuro!».

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